Oltre il confine…
Guantanamo, Kirghzistan, Beirut, Gaza, Bosnia… Il sistema mondo si da appuntamento nelle stanze di Palazzo Da Mosto.
L’arte continua a costruire situazioni, sperimentare limiti, indicare nuove direzioni.
Lo dimostrano la opere della mostra Dalla via Emilia al mondo curata da Diane Dufour, Elio Grazioli e Walter Guadagnini a Palazzo Da Mosto: un panorama internazionale, uno sguardo a 360 gradi dal reportage alle performance, dalla sensibilità antropologica alla ricerca interiore. La cosiddetta globalizzazione può volere dire anche questo: non un solo sguardo per tutti, uniforme e onnicomprensivo, ma una molteplicità con i suoi tratti caratteristici, le sue velocità, i suoi tempi.
Bettina Lockemann affronta il divenire-periferia di una città tedesca, Braunschweig. Il suo reportage concettuale segue la preminenza accordata ai flussi veicolari che hanno plasmato l’assetto dei centri urbani. Il libanese Ziad Antar con Untitled limits indaga il disagio della contemporaneità attraverso la moltiplicazione delle barriere e l’allentamento fantasmatico dell’identità, incalzata dal cambiamento e dalla distruzione in una metropoli come Beirut.
Nelle foto della reggiana Paola De Pietri la Bassa padana è colta in una molteplicità di approcci: il tramonto della civiltà contadina e la rovina delle sue vestigia; il “nuovo corso” del disegno del paesaggio svincolato da ipoteche produttive; la dimensione aurorale del mondo vegetale. Impegnato su fronti estremi, lo svedese Kent Klich documenta in Black Friday gli effetti di un’operazione militare israeliana nella strade di Rafah, Gaza: una potenza soverchiante che ridefinisce le prospettive dell’umano secondo la logica del terrore permanente.
Gulnara Kasmalieva & Muratbek Djumaliev vengono dal remoto Kirghizistan, storica regione tra Russia asiatica e Cina. Il loro reportage-installazione, sospeso tra analisi geo-politica e atmosfere senza tempo, racconta di chi vive ai confini dell’impero. Ancora nelle terre dell’ex URSS: Michael Najjar sta frequentando il Gagarin Cosmonaut Training Center (GCTC) nella città di Zvezdny Gorodok per divenire il primo artista nello spazio del progetto di turismo stellare di Richard Branson. Il suo outer space fissa al contempo l’evoluzione tecnologica in atto e la sua proiezione in un futuro ormai prossimo.
Anche il viaggio cambia: il collettivo finlandese Maanantai ridefinisce il concetto di fuga ed esplorazione proiettandolo non solo sulla geografia, ma anche sulle metafore con cui la “complichiamo”. Allo stesso modo Katja Stuke e Oliver Sieber cercano di incrociare storie personali e movimenti epocali sulla rotta delle guerre e delle fughe tra Bosnia, Germania, Stati Uniti ed Egitto. L’universo USA si fissa, invece, nell’obiettivo di Paolo Pellegrin: Another Country ci parla di violenza, controllo, segregazione con Guantanamo come snodo centrale. A prima vista sembra una realtà netta. Ma avvicinandosi le cose si complicano…
La mostra Dalla via Emilia al mondo sarà visitabile a Reggio Emilia dal 6 maggio al 10 luglio.
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