Another Country
Ho trascorso gli ultimi 25 anni lavorando in zone di conflitto. Nel 2010 ho viaggiato per diverse settimane nel sud ovest degli Stati Uniti lungo il confine messicano. Inizialmente non avevo grandi aspettative, eppure lì ho trovato qualcosa di molto interessante: armi, tensione razziale, disparità economica e sorveglianza. Tutti temi strettamente connessi ai conflitti di cui sono stato testimone in tutto il mondo.
Ogni sei mesi torno in America senza ricercare alcuna storia in particolare, piuttosto vorrei dare valore a un ethos per arrivare al cuore dell’America, al suo spirito, e al paradosso che si nasconde in mezzo ai suoi grandi ideali. La discriminazione razziale è diffusa ovunque, tanto da essere scioccante per un europeo. E’ chiaramente visibile nel sistema di giustizia penale con il suo infinito ciclo di conflitti, arresti e custodie cautelari. Ho passato molto tempo con la polizia, e dopo lo shock iniziale dovuto alla sua brutalità, sono stato catturato dalla complessità della lotta. Per quanto brutale e umiliante possa essere la condizione di chi viene catturato, la polizia è spesso anche ragionevole, attenta e diligente. Polizia e criminali condividono una condizione storica senza una semplice via d’uscita.
In America i poveri e soprattutto le minoranze e gli immigrati, legali o illegali, sono costantemente controllati. Posti di blocco vengono organizzati per cercare droga, armi e clandestini, e la libertà vigilata e la condizione cautelare sono ordinate dalla Corte allo scopo di controllare le violazioni. La polizia e le unità di controllo pattugliano costantemente i quartieri. Poliziotti e ufficiali in borghese ascoltano le conversazioni agli angoli delle strade o tra i barbecue delle case. Quando non vengono fermati per strada e perquisiti, i ragazzi sono monitorati dai servizi sociali. Servizi, buoni pasto, buoni per la casa e assistenza medica costituiscono ricevute a prova di frode. Case e intere palazzine vengono ispezionate alla ricerca di sospetti, si somministrano i test anti droga mentre provvedimenti speciali impediscono le interazioni sociali spontanee. Gli informatori sono dappertutto.
In Another Country ho inserito anche Guantanamo Bay, un luogo che fotografo ormai da molti anni ormai. Guantanamo assomiglia all’estensione di un idioma americano familiare – portato all’estremo – piuttosto che ad un’anomalia extraterritoriale riservata ad altri. Guantanamo è il luogo dove si rende maggiormente esplicito il legame tra paure e aspirazioni dell’America in casa e le sue perenni guerre all’estero.
Il progetto di Paolo Pellegrin fa parte di Dalla via Emilia al mondo, a cura di Diane Dufour, Elio Grazioli e Walter Guadagnini.