Avventure nell’iper-mondo
600 progetti hanno partecipato alla Public Call 2017. I migliori si possono ammirare negli spazi dell’ex ACI e nelle stanze della storica Galleria Parmeggiani. Fra tradizione e tecnologia.
Ogni anno Fotografia Europea invita artisti e curatori di tutta Europa a misurarsi con il tema della manifestazione. Una squadra di selezionatori sceglie i progetti più significativi che entrano nel circuito ufficiale dell’evento. Dalla Finlandia alla Repubblica Ceca, dall’Olanda ai più interessanti progetti made in Italy: nel 2017 la Public Call offre la possibilità di scoprire le frontiere del cambiamento, i passaggi, talora impercettibili dove si annida il futuro.



Interno Nord
Kukka-Maria Rosenlund (1987) viene dalla Finlandia, terra di confine tra est e ovest, tra centro Europa e grande Nord. Un luogo dove la Storia ha distrutto, cancellato e nascosto al cospetto di una natura leopardianamente indifferente e di una modernizzazione impetuosa. “Inner Manual Distortion” è una ricerca nella vecchia casa di famiglia tra i minimi ricordi, tracce di eventi distanti eppure quotidiani, resti di oggetti desueti. Un modo per rintracciare i frammenti di un senso perduto.
Legami cosmici
Anche per Eva Pacalová (1989) il campo di azione è quello della memoria. Il nonno è stato una figura fondamentale della sua formazione. Ed era una persona originale: nel suo giardino, ad esempio, aveva costruito una sorta di mappa astronomica. Il suo occhio era sempre rivolto al cielo, la sua mente a problemi cosmologici e filosofici. In “Hello Grandpa! Visual reaction to Grandpa´s pragmatic questions about the world” la fotografa della Repubblica Ceca ha così “catalogato” una parte decisiva della sua esperienza in maniera “sistematica”: un libro-lettera illustra la parte teorica, una guida visiva quella “pratica”. La ricerca più astrale si lega così a quella emotiva e personale.
A spasso nel tempo
Fino agli anni Ottanta del XX secolo fantascienza e progresso tecnologico sembravano procedere appaiati. Nei decenni successivi la fame di futuro è rimasta inappagata. Oggi, in virtù di sorprendenti ed esponenziali progressi tecnologici, la “locomotiva del progresso” sembra di nuovo in marcia. L’olandese Marjolein Blom (1984) offre con “Esperimento della doppia fenditura” un corrispettivo visivo dell’agognato viaggio nel tempo ispirandosi alle teorie dello scienziato Richard Feynman. Perché i segni dell’avvenire abitano già da qualche parte ai confini tra fisico e psichico…
Com’è profondo il Web
Anche la realtà presa in esame dal romano Giorgio Di Noto (1990) si presenta frammentata. Nel suo “Iceberg” la parte sommersa è quella del Deep Web che costituisce una sorta di inconscio della Rete che usiamo ogni giorno. Luogo del proibito e dell’innominabile. Da questo grande contenitore emergono immagini “invisibili”, come sospese tra due mondi. Il visitatore dovrà sfidare l’oscurità – grazie a una torcia a raggi ultravioletti – e provare ad abitare una realtà parallela.



Et fiat lux
L’“Archivio di luce” di Carlo Vannini (1956) proietta le opere d’arte della Galleria Parmeggiani in uno spazio assoluto. Da una parte questa operazione è consentita dalla dimestichezza dell’autore con la fotografia d’arte, con i suoi obiettivi e i suoi ostacoli. Per altro verso, grazie ad un uso consapevole della manipolazione tecnica, le opere assumono una visibilità nuova che non dipende più da contesti “naturali” o “artificiali”: le nuove frontiere della percezione si situano nelle profondità della mente.
In corpore vili
Teatri anatomici, particolari di trattati rinascimentali, immagini perturbanti. “The Modern Spirit is Vivisective” di Francesca Catastini (1982) ruota intorno al corpo, alla sua scomposizione, ma anche alla sua essenza. Lo fa con l’occhio attento per il particolare incongruo e la presenza ironica. Questa esplorazione restituisce una percezione nuova di un momento decisivo della modernità, quello dove l’attenzione dell’intelletto comincia a volgersi verso l’interno. E così l’uomo e il suo mondo diventano qualcosa di sorprendente, vicino e, allo stesso tempo, remoto.
Faccia a faccia
Simone Schiesari (1974) presenta una galleria di volti che potrebbero sembrare ritratti. In realtà sono ricavati da opere d’arte dal Cinquecento all’Ottocento: decontestualizzati dagli originali, rigenerati dall’intervento dell’artista, collocati in un particolare contesto espositivo. Gli affascinanti “Ritratti di giovani uomini e giovani donne”, avvolti in una sorta di melanconia remota, sembrano così arrivare da un tempo misterioso, esprimono una “interiorità” problematica e mettono in gioco i nostri abituali riferimenti travolti dalla proliferazione delle immagini.

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