Grande Padre
Per quarantacinque anni, durante il regime di Enver Hoxha – uno dei più feroci dell’età contemporanea- pensare liberamente ed esprimere la propria opinione in pubblico era irresponsabile, pericoloso anche per chi ascoltava. La vita quotidiana rispettava le regole imposte da un sistema di sorveglianza capillare ed efficiente che si insinuava nella vita pubblica e privata. Quotidianamente centinaia di agenti monitoravano la ‘correttezza ideologica’ dei membri del partito e dei cittadini, spiando e poi classificando gli individui in base ai loro comportamenti più insignificanti.
Il crollo del regime, simboleggiato dall’abbattimento della statua di Hoxha nella piazza Skanderberg il 20 febbraio 1991, ha confrontato gli albanesi con la libertà, ma anche con un vuoto vertiginoso.
“Il Paese più giovane d’Europa” – definito dagli europarlamentari presenti a Tirana nei giorni della rivoluzione – si confrontava con l’improvvisa urgenza di sradicare dalla propria identità politica, economica e sociale gli stereotipi del passato per avanzare verso un futuro pieno di contraddizioni: la migrazione, il consumismo, l’Europa.
Grande Padre è un progetto a lungo termine che, partendo dal caso particolare albanese, invita a riflette sul rapporto globale tra individuo, società e potere. Il processo di ricerca, cominciato nel 2018 e realizzato in collaborazione con il giornalista Christian Elia, propone un’immersione nell’Albania contemporanea per esplorare le implicazioni e le conseguenze dell’ascesa e del crollo di un regime.
Il corpus narrativo (che utilizza fotografia e testo) evidenzia le cicatrici che questo processo di transizione ha impresso nella società, analizzandone minuziosamente architetture e i luoghi, identificando i gesti ed i simboli, scavando fra le macerie del passato e confrontandole con quelle che popolano il presente.
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