Prossima fermata: Iran
Un’affascinante retrospettiva su alcuni dei migliori fotografi e artisti di un Paese decisivo per il “sistema-mondo”
L’Iran è nazione dalla storia sconfinata (la Persia…), con quasi 80 milioni di persone (di cui il 22% giovani tra i 15 e i 24 anni) e un notevole peso geo-politico. Eppure, almeno in Occidente, si può dire sconosciuto ad eccezione della qualifica – singolare e, per molti, controversa – di repubblica islamica.
I Chiostri di San Domenico, con la mostra Genesis of a latent vision: a window onto contemporary art photography in Iran, offrono l’opportunità di uno sguardo inedito e penetrante attraverso le immagini di fotografi riconosciuti a livello internazionale.
Il decano è il pioniere Ahmad Aali (1935), attivo dai tardi anni Cinquanta, che ha lasciato un’impronta indelebile nella scena nazionale. Di un paio di decenni più giovane, Mohsen Rastani (1958) ha legato il suo nome a una delle pagine più tragiche della storia iraniana contemporanea: il conflitto con l’Iraq di Saddam Hussein.
La modernizzazione è uno dei grandi temi di una realtà sociale in vertiginosa transizione. Essa viene esplorata dalle ricerche di Gosar Dashti (1980), che parte dal vissuto personale e approda a una riflessione più ampia dai contorni antropologici, e Shadi Ghadirian (1974) che racconta la condizione della donna tra modernità e tradizione. Newsha Tavakolian (1981) associata dell’Agezia Magnum lavora su progetti a metà tra la documentazione sociale e la fotografia artistica, mentresi mentre l’obiettivo di Ali Nadjian (1976) and Ramyar Manouchehrzadeh (1980) coglie le evoluzioni della classe media.
Ma il panorama artistico non è legato solo a tematiche storiche, sociali e politiche: in Mehran Mohajer (1964) l’attenzione si sposta sul linguaggio fotografico e l’atto del suo manifestarsi; Mohammad Ghazali (1980) esplora il rapporto tra “autoritratto” e dimensione urbana. Ghazaleh Hedayat (1979), con installazioni e video, indaga la percezione del “silenzio”.
Chiude il percorso una collettiva di alcuni studenti del College of Fine Arts dell’Università di Teheran.
Le voci non sono solo iraniane, in mostra anche Recollection di Walter Niedermayr una ricerca di dialogo tra il paesaggio urbano filo occidentale sorto dopo la rivoluzione islamica del 1979 e i siti storici e i luoghi culturali dell’antica Persia.
Una proposta varia, sorprendente, esclusiva. È un nuovo Iran quello che vi aspetta…
Genesis of a latent vision: a window onto contemporary art photography in Iran
A cura di Reza Sheikh e Mehrdad Nadjmabadi, col coordinamento di Germana Rivi
Chiostri di San Domenico
Reggio Emilia
20 aprile – 17 giugno 2018
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
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