Storie da copertina: da Mapplethorpe a Luigi Ghirri

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Tornando a casa, prendete in mano le copertine dei vostri dischi e date loro una carezza

 

Alla scorsa edizione del festival Les Rencontres di Arles è stata presentata Total Records: The Great Adventure of Album Cover Photography, mostra che ha celebrato il contributo dei fotografi alla consuetudine lunga quasi un secolo di dare un fondamento visivo alla musica. In bilico tra opera d’arte e packaging, la copertine attraversano un momento critico, legato alla crisi del loro compagno di sempre, il disco. Oltre alla fisicità la musica ha perso anche centralità culturale ed è sempre più difficile collegare una canzone, o un album, a un’immagine precisa.

Quando trent’anni fa si duplicavano in casa cassette e cd era proprio l’assenza dell’artwork originale a sancire che la nostra era una copia, perfetta all’ascolto, ma inevitabilmente incompleta. Oggi, al tempo della musica liquida, le copertine sono accessibili a tutti e potenzialmente grandi quanto gli enormi schermi delle tv o minuscole come un’icona sul desktop. Torneremo indietro a quando i dischi erano identificati semplicemente da un titolo, o la copertina passerà indenne anche l’ennesimo salto tecnologico?

Noi naturalmente tifiamo per loro, le copertine, in particolare per quelle basate su un lavoro fotografico. In questa prima tappa del nostro viaggio intorno alla cover photography, vi invitiamo a scoprire alcune delle opere firmate da grandi nomi della fotografia, italiana e internazionale. E siccome con una buona colonna sonora si viaggia meglio, abbiamo preparato una playlist che raccoglie brani dagli album che stiamo per segnalare.

 

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Anders Petersen: Tom Waits – Rain Dogs
La foto sulla copertina dell’album del 1985 del cantautore statunitense è tratta da Café Lehmitz. Uscito in Germania nel 1978, il libro fotografico raccoglie gli scatti realizzati dal fotografo svedese tra il 1967 e il 1970 nell’omonimo bar ai confini del quartiere a luci rosse di Amburgo. Rain Dogs, un concept album sui diseredati di New York, ha nelle tematiche elementi in comune con il lavoro di Petersen, che ritrae un’umanità ai margini ma piena di forza e vitalità. Anche se viene naturale pensare che sia lui, l’uomo sulla sinistra non è Tom Waits.
Anders Petersen ha partecipato a Fotografia Europea 2013 con la mostra To Belong, un reportage nei luoghi dell’Emilia colpiti dal terremoto del maggio 2012.

 

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Robert Mapplethorpe: Patti Smith – Horses
Lei poetessa e musicista, lui fotografo, amanti e poi amici, in quella piccola stanza del Chelsea Hotel, prima che arrivassero fama e riconoscimenti. La copertina di Horses evoca inevitabilmente tutto questo, anche se la foto è stata scattata da Mapplethorpe in una lussuosa casa del Greenwich Village. “Un mix di Baudelaire e Sinatra”: ha descritto così la sua posa Patti Smith, che dovette difendere il lavoro di Mapplethorpe dai tentativi della casa discografica di modificare lo scatto. Prodotto da John Cale e pubblicato nel 1975, Horses è citato come fonte di ispirazione da band quali Siouxsie and the Banshees, R.E.M. e Smiths.

 

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William Eggleston: Big Star – Radio City
La foto sulla copertina del secondo album della band power pop statunitense, Radio City, uscito nel 1974, si intitola Greenwood, Mississippi, 1973 ma è conosciuta anche come The Red Ceiling. È uno degli scatti più noti di Eggleston e lui stesso ha riconosciuto il senso di inquietudine che quel soffitto rosso trasmette. «È come se il muro fosse impregnato di sangue. Ti impressiona ogni volta». Provate a nascondere la parte in alto: con l’aggiunta del nome della band e del titolo dell’album lo foto impressiona un po’ meno.

 

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Emmet Gowin: Cat Power – Headlights
Questa foto, scattata nel 1969 a Danville, in Virginia, si intitola Nancy ed è stata scelta da Cat Power, all’anagrafe Charlyn Marie “Chan” Marshall, per la copertina del suo singolo d’esordio. Si tratta di un brano cupo e dissonante, uscito nel 1993 in sole 500 copie. Le cose sono poi andate sempre meglio per l’inquieta e talentuosa Chan che ad oggi ha pubblicato nove album in cui ha via via esplorato sonorità folk, soul ed elettroniche. Il fotografo Emmet Gowin si è dedicato ai ritratti a partire dagli anni ’70, per realizzare in seguito foto aeree delle zone dell’Ovest degli Stati Uniti interessate da mutamenti del paesaggio provocati dall’uomo o dalla natura.

 

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Luigi Ghirri: CCCP Fedeli alla Linea – Epica Etica Etnica Pathos
Bach, Rachmaninov, Beethoven, Chopin, Vivaldi, Ravel e poi Lucio Dalla, Gianni Morandi, Ron, Pino Daniele, Francesco Baccini, Luca Carboni, gli Stadio, i CCCP Fedeli alla Linea. Nel corso della sua avventura artistica il grande fotografo ha realizzato diversi scatti per copertine di dischi, dalla musica classica al pop. In Epica Etica Etnica Pathos (1990) sono di Luigi Ghirri tutte le foto dell’artwork. La copertina ritrae la cappella privata di Villa Pirondini, casa colonica settecentesca disabitata nella pianura reggiana. Lì la formazione guidata da Giovanni Lindo Ferretti tra l’aprile e il giugno 1990 soggiornò e registrò interamente l’album. I CCCP si sarebbero sciolti poco dopo ed Epica Etica Etnica Pathos, prendendo le distanze dalla rudezza punk degli esordi, annuncia in qualche modo la nascita dei CSI.
Il legame di Luigi Ghirri con la città di Reggio Emilia è stato molto forte e si può dire che la nascita di Fotografia Europea – nel 2006, 14 anni dopo la sua scomparsa – si deve al suo contributo e alla sua opera. Nel 2013 il festival ha ospitato la grande mostra antologica Luigi Ghirri. Pensare per immagini.

 

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Tsunehisa Kimura: Cut Copy – Zonoscope
Il terzo album della formazione elettronica australiana è uscito nel 2011, tra anni dopo la scomparsa dell’artista giapponese Tsunehisa Kimura. I suoi fotomontaggi, e l’immagine scelta dai Cut Copy che mostra una cascata tra i grattacieli di New York non fa eccezione, riproducono condizioni surreali di caos e distruzione in contesti urbani o il confronto tra opere costruite dall’uomo e fenomeni naturali.

 

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Annie Leibovitz: Jim Carroll Band – Catholic Boy
All’inizio fotografa per Rolling Stone, Annie Leibovitz ha negli anni realizzato ritratti di molti musicisti – quello di John Lennon nudo che abbraccia e bacia Yoko Ono è certamente il suo scatto più noto – e altre celebrità. Tra le copertine che utilizzano una sua foto è sicuramente più famosa quella di Born in the U.S.A. di Bruce Springsteen e proprio per questo abbiamo scelto lo scatto, poi sottoposto a colorazione dopo diverse prove (come quella all’inizio dell’articolo), che ritrae il poeta e musicista statunitense insieme ai suoi genitori. L’autore del crudo racconto autobiografico The Basketball Diaries, che è diventato un film con Leonardo Di Caprio (Ritorno dal nulla), esordisce con Catholic Boy nel 1980 ed è un successo. Chi ha detto che farsi fotografare con mamma e papà non sia un gesto punk?

 

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Franco Fontana: Jan Garbarek – Dis
Il jazz rarefatto del sassofonista e compositore svedese Jan Garbarek viene evocato alla perfezione da questo scatto del fotografo modenese. Famoso in tutto il mondo – celebre la foto di Baia delle Zagare, in Puglia, utilizzata per una campagna del Ministero della Cultura Francese – Franco Fontana ha iniziato a a collaborare con l’etichetta ECM negli anni ’70. Suoi gli scatti anche delle copertine di Staircase (Keith Jarrett) e New York Days (Enrico Rava), pubblicati sempre dalla label tedesca specializzata in jazz, classica e world music.

 

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Richard Avedon: Sly and the Family Stone – Fresh
Richard Avedon è noto per i ritratti di Marilyn Monroe, Brigitte Bardot e Sophia Loren, ma anche per quelli raccolti nel libro In the American West, per il suo lavoro nella moda e i reportage dal Vietnam. La copertina di Fresh (1973), con uno Sly Stone sospeso in aria, fa più di una promessa sul contenuto dell’album della formazione funk / soul statunitense. Signori, qui si balla.

 

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Irving Penn: Miles Davis – Tutu
Fotografo di moda, ma non solo, Irving Penn ha realizzato ritratti in bianco e nero di artisti come Marcel Duchamp, Pablo Picasso, Igor Stravinsky, Alfred Hitchcock. E del trombettista Miles Davis. Il ritratto di quest’ultimo è anche la copertina di Tutu (1986), album che destabilizzò più di un critico per via dell’incontro tra jazz, elettronica e pop. La copertina di Tutu ha vinto il Grammy Award per il Best Album Package, assegnato all’art director Eiko Ishioka.

Per il momento è tutto ma nella prossima puntata, in uscita tra due settimane, continueremo a parlare di copertine di dischi e grandi fotografi.

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