Focus on: Le cose che si vedono in cielo

“Dimmi che fai Silenziosa luna?”

Attraverso magnifici libri d’artista la mostra “Le cose che si vedono in cielo” indaga come le nuove rappresentazioni stimolate dal progresso scientifico abbiano cambiato il nostro posto e il nostro ruolo nel cosmo.

La luna e gli astri adornano il cielo come una quinta teatrale.
Da sempre sono uno spettacolo per gli umani. Basterebbe ricordare i versi di Giacomo Leopardi dedicati alla luna:

nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia

per comprendere come il firmamento si presenti sotto il segno dell’occhio, del sentimento, della contemplazione.

Dall’epoca del poeta recanatese è però avvenuta una rivoluzione. L’uomo non si trova più al centro dell’universo, le orme degli astronauti hanno violato la superficie lunare e, addirittura, la Terra stessa, osservata dall’esterno siderale, è diventata immagine…

La mostra Le cose che si vedono in cielo curata da Ilaria Campioli raduna alcuni dei migliori fotografi della scena internazionale per fare il punto su questa mutazione dello sguardo. Il titolo riecheggia un famoso saggio dedicato da Carl Gustav Jung sulla questione degli UFO. E Sharon Harper, Kasia Klimpel, Alberto Sinigaglia   René Nuijens, Cristina De Middel, Joan Fontcuberta, Morten Andersen, Hiroshi Watanabe, Witho Worms, Andrea Papi sembrano comportarsi come astronomi votati alla ricerca di forme nuove negli spazi sconfinati della creatività e dell’immaginario.

Nella sezione Nuove mappe dell’Universo gli artisti interpretano la rappresentazione del cosmo al di là delle concezioni tradizionali. Il desiderio di tracciare una direzione nel caos rimane trova coordinate, dimensioni e scale di riferimento inedite.

In Echi di universi è l’idea di Terra ad essere perlustrata per cogliere aspetti rimasti celati, prospettive inusuali, dimensioni alternative a quelle della Creazione.

Immagini dello spazio fornisce un repertorio straordinario proveniente dagli archivi delle missioni Apollo. La raccolta non descrive solo il fascino della sfida all’ignoto, ma piuttosto il modo in cui la scienza l’ha interpretata offrendo al pubblico mondiale un nuovo metro di riferimento.

Il volo racconta, infine, l’aura di quegli uomini che, tra gli anni Cinquanta e e Sessanta si fecero carico dell’impensabile: andare nello spazio, conquistare i pianeti, incarnare l’idea estrema del progresso. Chi era destinato a queste obiettivi non poteva che divenire protagonista di una mitologia moderna…

Del resto come scrisse un altro poeta sommo, Giuseppe Ungaretti, a ridosso dell’allunaggio:

Oggi è stato raggiunto l’irraggiungibile, ma la fantasia non si fermerà. La fantasia ha sempre preceduto la storia come una splendente avanguardia. Continuerà a precederla…
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