10 anni di FE. Siamo stati qui #7: Sinagoga

Fin dalla sua prima edizione Fotografia Europea va alla scoperta dei luoghi più suggestivi della città, alcuni sconosciuti anche agli stessi cittadini. L’obiettivo è di valorizzare lo spazio urbano e il patrimonio storico-architettonico attraverso l’apertura straordinaria di edifici riqualificati e di spazi solitamente inaccessibili, con progetti di mostra e allestimenti site specific.

Le Mostre

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale la comunità ebraica di Reggio confluì in quella di Modena, la Sinagoga perse così la sua funzione religiosa e venne adibita alle più svariate destinazioni d’uso: tipografia, magazzino… Negli anni 90 del secolo scorso iniziò un lungo restauro che si concluderà solo nel 2008. Da allora il Comune di Reggio Emilia insieme alla Comunità Ebraica decidono di destinare questi spazi ad attività culturali.

Dal 2009 diventa una delle sedi delle mostre di Fotografia Europea: ha ospitato ogni anno grandi artisti, a partire dal reggiano Luigi Ghirri, che ha ispirato la manifestazione con il suo insegnamento.

Nel 2010 Maurizio Agostinetto propone un catalogo puramente personale ed arbitrario delle “cose illuminate”. Il catalogo si compone di 52 soggetti visti ognuno in 7 variabili che ha fotografato ribaltando la consuetudine del viaggiare fotografando ciò che incontriamo e ci colpisce, o ci piace, bensì andando a cercare le cose che in precedenza aveva deciso di incontrare.

Nel 2012 le mostra di Peter Bialobrzeski, concepita appositamente per Fotografia Europea, propone un panorama del suo lavoro sulla nascita e l’evoluzione delle metropoli dove l’architettura globale sostituisce e travolge le forme di costruzione locali e tradizionali.

Sergey Shestakov ha portato a Fotografia Europea 2013 il suo progetto su Chernobyl. L’artista ha fotografato le città e i villaggi deserti, la natura intorno distrutta a venticinque anni dalla tragedia. Si pensava non potesse mai più accadere una cosa simile, invece il 14 marzo 2011 un’onda alta 10 metri, causata da un fortissimo terremoto vicino alle coste del Giappone ha danneggiato la centrale nucleare di Fukushima-1. E la storia si ripete.

Nel 2014 Silvia Camporesi è stata invitata a riflettere sul tema del vedere dalla prospettiva desueta e misteriosa dei luoghi-fantasma. L’artista ha scelto per Fotografia Europea 2014 l’isola di Pianosa, nell’arcipelago toscano, un luogo dalla natura selvaggia, protetta e salvaguardata dall’incuria umana, trasformato in una fortezza che confina i vissuti dei pochi uomini che la abitano tra un carcere di massima sicurezza, il mare e un parco nazionale.

Quest’anno la Sinagoga ospiterà il progetto Unfinished Farther di Erik Kessels.

Il luogo

 

SinagogaIl Tempio maggiore della comunità ebraica di Reggio Emilia fu inaugurato il 15 gennaio 1858. Sorse sulle fondamenta del Tempio precedente edificato nel 1672 all’interno del ghetto ebraico, su progetto in stile neoclassico dell’architetto reggiano Pietro Marchelli.

La sinagoga era il centro della vita comunitaria essendo sede della scuola ebraica che era probabilmente situata nelle due sale adiacenti al salone principale del tempio.

Dopo l’arresto di dieci ebrei reggiani i primi di dicembre del 1943 il Tempio viene saccheggiato dalla milizia fascista. La biblioteca della Comunità fu in parte venduta e in parte destinata al macero dai repubblichini; vennero trafugati gli addobbi, i lampadari, l’argenteria e altri oggetti di valore.

Durante il bombardamento del 7-8 gennaio 1944 uno spezzone di bomba colpisce l’area antistante la sinagoga danneggiandola gravemente.

Negli anni successivi gli spazi vengono destinati ad usi disparati (tipografia, magazzino) senza che venga eseguito alcun intervento di manutenzione: la volta infatti crolla negli anni Cinquanta proprio per l’incuria in cui versa l’edificio.

Dal 1990 il Comune di Reggio e la Comunità ebraica di Modena e Reggio danno il via ai lavori di restauro che si concludono nel 2008; una delle ragioni che giustificano tale durata è dovuta alla volontà degli architetti si seguire fedelmente i disegni originali del Marchelli e le tecniche artigianali del XIX secolo.

Negli anni successivi vengono rintracciati numerosi arredi della sinagoga, tra cui il pregevole Aron-ha-kodesh in marmo dello scultore Agostino Canciani, nella sinagoga Kiriat Shmu ‘el di Haifa, Israele, trasportati dopo la fine della guerra. Sinagoga2

Sulla facciata è stata posta una targa che ricorda i dieci ebrei reggiani vittime della deportazione.

Oggi non è più una sinagoga adibita al culto e gli spazi vengono utilizzati per iniziative culturali e visite guidate per scuole e gruppi: essi sono stati lasciati appositamente privi di arredo proprio per evidenziare l’assenza della Comunità causata dalla Shoah.

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