paola de pietri a istanbul

paola de pietri a istanbul

Abbiamo chiesto alla fotografa Paola De Pietri di raccontarci alcuni aspetti del progetto che realizzerà a Istanbul per Fotografia Europea 2012. Nei prossimi mesi l’artista sarà impegnata in una residenza nella città turca dove analizzerà alcuni temi legati alle nuove comunità, agli spazi in trasformazione e all’abitare.

“Istanbul è una città bellissima come Venezia, San Francisco …”. Con queste parole comincia l’intervento di Deyan Sudjic sulla città di Istanbul alla conferenza annuale organizzata da Urban Age Programme e tenutasi nel 2009 nella città turca. In quell’occasione la sua relazione e quelle degli altri studiosi e urbanisti sottolinearono la complessità, le contraddizioni, la ricchezza di una società/città proteiforme caratterizzata da uno sviluppo rapidissimo, sia in termini economici che culturali, e da un incremento della popolazione e dello sviluppo urbanistico molto importante.
La città conta oggi più di 13 milioni di abitanti e la popolazione è in continua crescita grazie ad una forte migrazione interna; la sua posizione geografica, a cavallo tra Europa e Asia,  la rende un punto strategico per le influenze culturali e commerciali esercitate su di essa dai due continenti.
Il rapido tasso di crescita economica e demografica fa sì che la città sia segnata da grandissime trasformazioni urbane. Quest’ultime riguardano sia aree già costruite che nuovi insediamenti e comportano un fortissimo cambiamento degli scenari sociali e paesaggistici.

È in questo contesto che, a fianco di stravolgimenti urbanistici così forti, compaiono nuove società e comunità: società che sono in via di definizione, dove la trasformazione degli spazi segue e precede la costruzione della nostra convivenza. Prive ancora di conflitti, forse per la mancata conoscenza reciproca, nascono in maniera vorticosa comunità fragili appena costituite nelle quali interagiscono il singolare degli individui, il plurale della famiglia (comunità minima) e la casualità del plurale della comunità. Il progetto che ho intenzione di realizzare guarda a questo “nuovo” e, in particolare, a quello che succede ai bordi della città che si allarga continuamente e dove l’espansione territoriale e sociale marca anche il confine tra costruito e campagna, bosco, mare.

Questa molteplicità di temi verrà analizzata in un delimitato arco temporale che diventa parametro d’osservazione per la ricerca. Partendo dal mostrare la progettazione degli insediamenti, che possono essere di grande, media o piccola scala, la produzione fotografica prosegue ritraendo la nuova comunità che, in forma ancora embrionale, prende possesso delle nuove abitazioni. Ancora lontani dal “sentirsi a casa” permane un senso di precarietà, di movimento o, meglio, di instabilità. In questo progetto l’intento è quello di passare delle vedute della città su grande scala ad una dimensione più intima, dove i temi generali della metropoli sono calati in un ambito più circoscritto, nel quale ognuno può riconoscere la propria esistenza in quella degli altri.

Il mio progetto prende avvio da una serie di suggestioni, con la speranza e convinzione che in itinere sia fortemente modificato e migliorato dal confronto con “il mondo”.

Paola De Pietri nasce nel 1960 a Reggio Emilia dove vive e lavora. Ha studiato al DAMS, facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Bologna. Le sue immagini nascono da un’attenta osservazione del territorio, sia esso quello urbano delle città italiane, oppure quello organico e vegetale della natura. Ha lavorato fin dalle prime serie di fotografie sul tema del rapporto dell’uomo con lo spazio e delle sue dinamiche temporali. Sono del ’94 le fotografie realizzate dalla mongolfiera di frammenti di paesaggio e persone. Del ’97/99 é la serie dei dittici dove una o più persone che camminano per strada sono riprese in due momenti successivi in uno spazio contiguo. Il tempo diviene matrice di ogni storia personale e garanzia di identità. La stessa azione formatrice del tempo sulla natura attraverso la quale il luoghi sono percepiti come perennemente in transizione é il motivo dominante della serie di fotografie realizzate tra il 2000 e 2001 e poi nel 2002 nelle fotografie di lava sull’ Etna. Del 2004 è la serie ‘dormi sonni tranquilli? Immagini notturne di periferie dove abitazioni e spazi verdi si susseguono in uno spazio urbano definito e assumono un aspetto inquietante, a volte destabilizzante. Il rapporto dell’uomo con lo spazio che abita caratterizza anche i progetti del 2003 here again, la nuova casa del 2004, 2005 nonché la serie Vajont del 2005 nei quali si alternano ritratti di persone a paesaggi e la serie Io parto del 2008. Nel 2008 lavora al progetto ‘To Face’ che viene concluso nel 2011 e con il quale vince il premio Albert Renger-Patzsch. Questa ultima serie di fotografie è stata realizzata sull’arco alpino e nella zona del Carso, nei luoghi delle battaglie della  prima guerra mondiale ancora parzialmente riconoscibili  come crateri, avvallamenti, trince, caverne che si mimetizzano e sembrano essere riassorbiti nell’ambiente naturale. Ha partecipato ad importanti esposizioni in Italia ed in Europa.

Scarica qui la bio di Paola De Pietri

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