CAMERE CHE SOGNARONO CAMERE
Un progetto di Sabine Vollmann-Schipper e Laura Gasparini da un’idea di Thomas Demand e Martin Boyce per la Collezione d’arte contemporanea Girefin
Il progetto della mostra consiste nella conversazione tra le opere di Thomas Demand e Martin Boyce. Gli artisti lavorano da qualche tempo con la fotografia, ma ne fanno un utilizzo molto personale.
Thomas Demand realizza modelli tridimensionali in carta o cartone che riproducono, a grandezza naturale, frammenti di realtà che, in seguito, registra fotograficamente per poi distruggere le sculture. Spesso i soggetti si riferiscono a luoghi in cui si sono verificati eventi di rilevanza storica e sociale e, in seguito, sono entrati nella memoria collettiva. In questa mostra, in particolare, le opere Heldenorgel (2009), raffigurante il memoriale delle vittime della Prima Guerra Mondiale in Austria che consiste in un organo situato all’aperto, permettendo quindi a tutti di ascoltarlo, e Klause (2006), che raffigura un sito in cui la stampa lo aveva indicato come luogo di un crimine che in realtà non è accaduto, sono opere espressive per illustrare il suo approccio con la fotografia. Per Demand la fotografia predomina la nostra percezione della realtà: “Le cose entrano nel mondo attraverso la fotografia“, afferma, “e questo influisce notevolmente le modalità di comunicazione, di analisi e quindi di comprensione di ciò che ci circonda“.
Le sculture, le fotografie e le installazioni di Martin Boyce indagano poeticamente le intersezioni tra arte, architettura, natura e design. Boyce si ispira alle forme del banale quotidiano come, ad esempio, l’architettura anonima e gli oggetti ordinari. Boyce estrae gli elementi di design, per ricombinarli, distorcerli e renderli astratti per la realizzazione delle sue opere. L’intervento creativo di Boyce si rivolge anche ai paesaggi post-urbani nel tentativo di ricalibrare la nostra comprensione di quei luoghi. La serie di immagini della mostra, Spook School (2016), ad esempio, ci propone i resti di un edificio incendiato, la famosa Glasgow School of Art, di Charles Rennie Mackintosh. Questo edificio è l’Accademia di Belle Arti che lo stesso Boyce ha frequentato. Boyce, collega quella esperienza, in modo toccante, con quella a Palazzo da Mosto, anch’esso è stato un laboratorio pedagogico e una scuola fino ai giorni nostri, un’istituzione ricca di storia.
Gli autori desiderano innescare un intenso dialogo visivo tra le loro opere, offrendo un’esperienza avvincente, ma allo stesso tempo complessa, concatenando riferimenti, associazioni e narrazioni. L’architettura della mostra di Thomas Demand offre un incontro peculiare e inedito tra le loro opere e gli spazi espositivi dell’antico palazzo.