AURA
con il contributo della Oficina Cultural de la Embajada de España
Una volta abbandonata ogni fede in una realtà stabile e oggettiva nel nostro tempo, tra il reale e l’immaginario si apre un vasto territorio. Questo progetto cerca di trascendere qualsiasi spazio fisico particolare e di ricreare un territorio fittizio definito da confini astratti. Il lavoro di Jiménez si è sempre basato sull’intuizione che ciò che chiamiamo realtà nasconda una rete di relazioni complesse, al di là del pensiero razionale. Il suo scopo è quello di ricreare metaforicamente questa rete segreta di connessioni attraverso un universo di immagini ricche di indizi nascosti.
In Aura, il significato più profondo degli eventi si trova al di fuori del tempo e dello spazio narrativo, avvicinandosi maggiormente alla scintilla improvvisa del poetico, provocando la dissoluzione dei riferimenti letterali e invitando lo spettatore a costruire una nuova sintassi. A questo scopo, Jiménez gioca con i limiti della percezione, cercando un effetto ipnotico e un preciso grado di ambiguità che promuove mutazioni di significato, una sorta di trasformazione alchemica. Al limite dell’astrazione, Jiménez elimina gradualmente il maggior numero di elementi possibile, lasciando solo l’essenziale e generando un’ambiguità sempre presente, che ci fa chiedere se stiamo vedendo o immaginando.
Uno degli aspetti fondamentali del progetto è la risonanza tra le immagini stesse, specialmente l’alleanza tra coppie di fotografie che, più che comporre un dittico, danno origine a una nuova immagine, prodotta dalla somma delle loro parti unite insieme. Questi incontri generano una scintilla, il contatto tra due frammenti di realtà finisce per formare in alcuni casi un’unica immagine, composta da parti diverse, la cui somma totale sembra impossibile, anche se veritiera da un punto di vista onirico.