Antoine d’Agata

VIRUS

A cura di Diane Dufour

 

VIRUS è un documento visivo che evidenzia la vulnerabilità umana durante la pandemia. È il primo capitolo di un lavoro in corso sulla pandemia e le sue conseguenze. Composto da immagini termiche scattate nei reparti di rianimazione degli ospedali, nei centri per rifugiati e negli spazi pubblici disabitati in Francia durante il primo lockdown.

Antoine d’Agata ha seguito il calore immagazzinato dai corpi, prima in strada alla ricerca di quelli ai margini della vita sociale, i senzatetto, i drogati e le prostitute che non avevano accesso ai rifornimenti e continuavano a vivere per strada e poi nelle unità di cura continua e rianimazione Covid-19 dei grandi ospedali, dove ha trovato qualcosa come un rapporto liturgico con i corpi.

L’uso della tecnologia termica offre la possibilità di catturare informazioni che la fotografia non può catturare. Non è una questione di estetica ma di una tecnica che permette di generare un linguaggio visivo che apprende la realtà da una prospettiva sia esistenziale che politica.

Il progetto si interroga sulle dinamiche sociali e politiche globali nel contesto della pandemia sotto lo scenario incandescente di una città sotto sequestro fino agli ospedali dove le infermiere e i pazienti portatori del virus applicano un rituale quotidiano di gesti di vita e di morte.

 

Antoine d’Agata trasforma questi spazi opachi in un teatro di ombre. Egli cancella la superficie stessa delle cose, la pelle degli esseri e la pelle del mondo, solo per rivelare meglio la sua tragica dimensione.

 

L’artista cerca di cogliere, nell’ambivalenza tra solidarietà e contaminazione, la minaccia della morte sociale e fisiologica.

L’immagine termica congela forme, posture, figure, pose, zone, impercettibili a occhio nudo.

 

“Virus” è un progetto strutturato in due fasi. La prima parte nel 2020 durante una residenza d’artista alla Fondazione Browsntone, Antoine d’Agata ha generato 13.000 immagini (6.500 nelle strade di Parigi e, 6.500 immagini in vari ospedali), a volte dormendo all’interno di edifici ospedalieri, fotografando le interazioni tra autisti di ambulanze, medici, infermieri e pazienti, gesti che comprendono il medico, l’igienico e il confortante.  Un libro auto-pubblicato è stato prodotto come risultato di questa parte. La seconda parte è attualmente in fase di sviluppo attraverso una residenza al MuCEM (Museo delle Civiltà Europee e Mediterranee) di Marsiglia.

ANTOINE D’AGATA (Marsiglia, 1961) è fotografo, regista e membro dell’agenzia Magnum Photos. Ha studiato all’ICP (NYC) e ha vinto il Premio Niépce (2001) e il Prix du livre d’auteur des Rencontres d’Arles (2013).

Le sue fotografie fanno parte di diverse collezioni internazionali e ha esposto in vari musei del mondo.

Il suo lavoro può essere letto come un’esplorazione della violenza contemporanea attraverso due prospettive distinte: la violenza diurna o economica e politica (migrazione, rifugiati, povertà e guerra) e la violenza notturna (la sopravvivenza di gruppi sociali emarginati dalla povertà che generano mezzi di sopravvivenza attraverso il crimine (droga, furto o eccesso sessuale).

Il suo ultimo libro, Virus, Studio Vortex, 2020.

SABATO 19 GIUGNO > ore 17

Chiostri di San Pietro / Laboratorio Aperto Urbano

INCONTRI CON GLI ARTISTI

Antoine D’Agata, Yasmina Benabderrahmane

Modera Diane Dufour

Sede

Via Secchi
Reggio Emilia

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DAL 21 MAGGIO AL 4 LUGLIO

Categoria
open air