Breve storia della fotografia sudafricana
a cura di Rory Bester, Thato Mogotsi e Rita Potenza
Breve storia della fotografia sudafricana presenta 100 fotografie scattate in Sudafrica negli ultimi 100 anni. La mostra, una miscela di ordinarietà, straordinarietà e idiosincrasia, offre una chiave di lettura delle fotografie come segnalibri temporanei, transitori, ma soprattutto dirompenti, che emergono da un complesso immaginario storico ed estetico.
Potenti testimonianze dell’apartheid, le fotografie sono fondamentali per ricostruire e ricordare la storia sudafricana. In un certo senso questa relazione tra apartheid e fotografia si intreccia profondamente con una serie di momenti e immagini apparentemente definitivi. Invece è cruciale che la testimonianza sia anche un atto di traduzione. L’essere testimoni senza comprendere ed il leggere le fotografie come forme e atti di traduzione, relega questi momenti magici, così finemente raccontati, così delicati nella rappresentazione del momento, a semplici vettori di informazioni con poco o nessun significato o rilevanza. Alla fotografia non resta che divenire un riempitivo insignificante di un testo standardizzato annunciato come storia.
Nell’interpretare le fotografie come segnalibri, la mostra le riconosce come “momenti e momentanee”, non solo in termini di tempo e di spazio, ma anche nel fare e disfare le storie.
Usando fotografie accuratamente selezionate da collezioni provenienti da archivi, musei e fotografi, Breve storia della fotografia sudafricana esplora in che modo la testimonianza, la traduzione, il movimento, l’estetica e la politica contribuiscano a una lettura visiva complessa del Sudafrica che è porosa e malleabile nel cambiare la comprensione di passato, presente e futuro.