Il futuro danza sull’orizzonte degli eventi
Con Rivoluzioni Francesco Jodice esplora forme, significati e prospettive di quel mutamento epocale che sta “scavando” il nostro tempo.
Il tema di Fotografia Europea 2018 – “Rivoluzioni. Ribellioni, cambiamenti, utopie” – ha consentito agli artisti e agli attenti visitatori di interrogarsi su uno dei temi cardine della modernità: la possibilità/necessità del cambiamento (lento o fulmineo), la forme della sua conoscenza, il significato che assume per il presente.
Un campo vastissimo e stimolante che si prolunga anche nell’edizione 2019 con l’esito della commissione affidata a uno dei più importanti fotografi del panorama internazionale, l‘italiano Francesco Jodice: esploratore di linguaggi, del legame tra comportamento sociale e paesaggio urbano, di riflessioni che toccano ambiti come geopolitica, antropologia, scienza.
L’esito di questo percorso è Rivoluzioni, un film di 20 minuti che sarà in mostra ai Chiostri di San Pietro. Un’indagine sulle possibilità di concepire, percepire e modellare il proprio futuro nelle odierne società avanzate apparentemente legate allo sviluppo “ineluttabile” della tecnologia.
Jodice – come in molti dei suoi recenti lavori – ha utilizzato la forma del video, del mash-up, del found footage: la combinazione di immagini e immaginari (prodotti da cinema, scienza, televisione, fotografia e da tutte le altre declinazioni dell’audiovisivo…) libera nuove declinazioni del senso, prospettive rimosse, punti di vista “alieni”.
Lo spunto è suggerito da una data: quel 17 giugno 1989 in cui lo studioso Francis Fukuyama menziona per la prima volta un’espressione destinata a fortuna epocale, “la fine della storia”: il corso del mondo, arrivato al punto del massimo sviluppo (liberale e democratico), si arresta; nessun mutamento potrà scalfire o far deviare questa condizione.
Il medesimo giorno l’agenzia aerospaziale cinese invia segretamente una sonda nel cosiddetto orizzonte degli eventi, l’orlo di un buco nero in cui spazio, tempo, materia collassano e si tramutano in altro. Il dispositivo trasmette un’ultima immagine e poi scompare.
Semplice coincidenza? O forse la “fine della storia” è un’altra storia con cui non abbiamo ancora imparato a misurarci?
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