L’isola che non c’è… c’è
La digitalizzazione ha esaurito il mondo? Per niente: gli scrittori ci ricordano che ogni luogo è fatto di desiderio e rappresentazione.
Per qualche decennio le mappe sono rimaste le stesse. Per chi le vedeva appese nell’aula scolastica sembravano eterne. Poi sono venuti l’89 e il collasso dell’URSS: la faccia del mondo ha (ri)preso a cambiare. Le vecchie tavole hanno preso la via della soffitta e la vita di quelle nuove si è rilevata incredibilmente breve a causa di guerre (Jugoslavia) e mutamenti politici (Unione Europea) incessanti.
Tutto questo ci ha ricordato che la mappatura del mondo è come il mondo stesso: in movimento… e che noi ci muoviamo in esso grazie alle nostre rappresentazioni. E le rappresentazioni mutano; non al ritmo della moda, ma quasi.
Le cartografia “moderna” nasce con l’esigenza di orientarsi negli oceani per trovare nuove vie di commercio e comunicazione. E per andare ala ricerca dell’ignoto… Ma la vicenda di Cristoforo Colombo insegna che per scoprire nuovi mondi bisogna prima immaginarli e descriverli. E questo desiderio sembra animare la Storia. A volte il sogno si realizza. In altri casi rimane a fluttuare in un spazio incorporeo, mentale, fantastico. Di esso non si hanno localizzazioni certe. Solo tracce…
Questo ci hanno rivelato “esploratori” come Dante e Ariosto. E, in tempi più vicini, Calvino con le sue Città invisibili. Ma il desiderio evidentemente non si ferma… E così negli ultimi anni sono usciti diversi esempi di questa geografia alternativa: L‘Atlante dei Paesi che non esistono di Nick Middleton, l’Atlante delle città perdute di Aude de Tocqueville, l’Atlante delle isole remote di Judith Schalansky, l’Atlante delle micronazioni di Graziano Graziani, la Storia delle Terre e dei Luoghi Leggendari di Umberto Eco…
Questi libri sono fatti di parole e immagini. Si nutrono di eccezioni, giochi del caso, leggende, fantascienza. Tutti in un qualche modo cercano il cambiamento. Del resto l’isola più famosa della letteratura è proprio “l’isola che non c’è”, quella Utopia in cui Tommaso Moro collocava la speranza degli uomini.
Oggi il globo terrestre non sembra più avere alcun segreto. Sono lontani i tempi delle esplorazioni, del timore di varcare le colonne d’Ercole. I rilevamenti dei satelliti arrivano direttamente nella nostra tasca. Come se tutto fosse fissato una volta per sempre. Ma le carte (immaginarie, ipotetiche, emotive, folli) di pensatori, scrittori e artisti ci ricordano che anche quella del controllo è un’illusione. Non esiste una mappa che conduca alla parola fine…
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