10 anni di FE. Siamo stati qui #3: ex OPG

Fin dalla sua prima edizione Fotografia Europea va alla scoperta dei luoghi più suggestivi della città, alcuni sconosciuti anche agli stessi cittadini. L’obiettivo è di valorizzare lo spazio urbano e il patrimonio storico-architettonico attraverso l’apertura straordinaria di edifici riqualificati e di spazi solitamente inaccessibili, con progetti di mostra e allestimenti site specific.

Le Mostre

L’Ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario (Via dei Servi – Reggio Emilia) è un complesso di edifici, ora abbandonati, che Fotografia Europea ha voluto riaprire e riportare alla memoria.

Nel 2007 sono state allestite due mostre di fotografi reggiani sul tema dell’edizione le città/l’europa.

2 Görlitz-Gorizia di Fabrizio Cicconi e Kai-Uwe SchulteBunert: una ricerca su due “emblematiche” città smembrate dalle guerre, che hanno vissuto appunto la lacerazione di vivere con un confine interno, trovandosi ad essere Görlitz divisa fra Germania e Polonia, e Gorizia fra Italia e Slovenia. Con l’allargamento dell’Unione Europea ai paesi dell’Est, entrambe hanno sciolto questa tensione e si trovano a dover recuperare la loro identità.

Identità tra le città d’Europa. Berlino di Marcello Grassi e Fabrizio Orsi: una ricerca del confine fra lo spazio abitato, luogo delle memorie quotidiane, e lo spazio esterno/altrove luogo del passaggio. Da una parte i ritratti di Fabrizio Orsi – dove l’orizzonte è volutamente sfumato, poco riconoscibile – ci consegnano un senso di spaesamento dovuto ad una realtà in cui ci si riconosce stranieri ovunque; dall’altra le foto di interni di Marcello Grassi – dove lo stesso soggetto vive, lavora, studia, ‘risiede’ – ci svelano una scena che rimanda alla possibilità di una comune esperienza.

Nel 2008 il fotografo francese Antoine D’Agata presenta una produzione originale sul tema di FE Umano troppo umano: una serie di autoritratti che documentano il rapporto, tattile e corporeo, del fotografo con le proprie immagini.

Fotografo per smascherare il mondo. Utilizzo, da sempre, lo stesso percorso: attraverso e sono attraversato dalle esperienze il cui denominatore comune è l’eccesso. Attraverso le contraddizioni della fotografia di documentazione, documento quello che vivo e vivo le situazioni che documento. Strutturo un percorso fisico e psichico oscurato dal rischio, dal caso, dal desiderio e dall’inconscio in una frenetica ricerca della sensazione di sentirmi vivo, essere parte della vita ed appartenere ad essa.

Sempre nel 2008 viene allestita all’ex OPG anche la mostra di Nicola Vinci, Trentatré, un progetto di ricerca a partire dal quartiere reggiano “Gardenia”.

Un’esplorazione dei luoghi della memoria, ambienti vissuti e poi abbandonati che raccontano la vita, passando dai protagonisti delle storie ai soggetti rappresentati all’interno delle immagini.

Gli spazi, i luoghi e gli oggetti sono i soli testimoni delle nostre storie, storie che si raccontano sussurrandole alle orecchie dei bambini per consegnarle al futuro.

Il luogo

Nel XVII secolo l’edificio era il convento dei Padri della Missione. Nel 1796, in seguito alla soppressione di gran parte degli ordini religiosi, il convento venne chiuso, incamerato dal demanio e destinato a carcere correzionale. Nel1896 divenne ospedale psichiatrico giudiziario.

Nel primi decenni del ‘900 vennero aggiunti quattro padiglioni quadrangolari e l’alloggio del direttore, il tutto racchiuso da alte mura perimetrali, che lo rendono in gran parte precluso alla vista dall’esterno e scarsamente accessibile.

Al tempo del nazifascismo nel cosiddetto Carcere Dei Servi vennero imprigionati e torturati oltre 500 prigionieri . Da qui passarono anche i fratelli Cervi prima della loro morte.

Nel 1991 venne costruito il nuovo Opg fuori dal centro storico, questo fu chiuso e rimane ancora oggi disabitato.

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