Octopus’s Diary
In Octopus’s Diary Matylda Niżegorodcew cerca di rispondere ad alcune domande ricorrenti che hanno tormentato la sua esistenza: “E se? E se non avessi abbandonato le mie passioni, i miei sogni, le mie ambizioni? Se avessi fatto scelte diverse, se avessi vissuto in un posto diverso o se fossi stata di un altro sesso?”
Per dare forma a queste risposte, l’artista cerca persone in cui ritrova qualità che desidera e di cui sente la mancanza; persone con caratteristiche che lei stessa sogna e che sembrano rendere la loro vita più piena e felice. L’artista per 48 ore prende in prestito un pezzo della loro vita e della loro identità, si misura con questi modelli, li incorpora alla sua storia personale riportandoli nella sua quotidianità. Indossa i loro vestiti, dorme nei loro letti, si infila nella loro esistenza per vedere com’è vivere la loro vita. Si avvicina a queste vite abbastanza da rimuovere tutti i filtri e provare l’esperienza assurda e paradossale di essere qualcun altro.
Ogni passaggio di questo processo di conoscenza, scambio e immedesimazione viene documentato e talvolta è il soggetto stesso a mettersi nei panni della fotografa, in modo che questo esperimento possa distorcere la prospettiva ed essere filtrato anche dagli occhi di quello che dovrebbe essere il soggetto ritratto.