Speciale 18/25, il primo giorno di scuola
Sono 70, arrivano da tutta Italia e realizzeranno una mostra collettiva per FE 2016. Siamo andati a curiosare all’incontro inaugurale
Una delle categorie più difficili da comprendere, per chi non lo è più, sono proprio loro. I giovani. Un tempo le cose andavano diversamente. O forse no, sono molto più svegli quelli di oggi. La categoria col passare degli anni tende poi ad essere sempre più inclusiva e a lambire addirittura i quarantenni. Non scherziamo, i giovani, ammesso che esistano, hanno certamente meno di quarant’anni. Per fortuna Fotografia Europea da quattro edizioni, con Speciale Diciottoventicinque, ha messo dei paletti precisi.
Lo scorso 16 gennaio siamo andati a curiosare all’incontro inaugurale ai Musei Civici di Reggio Emilia. Vengono da tutta Italia. Roma, Ancona, Barletta, Firenze, Padova, Verona, Mantova, naturalmente l’Emilia. Qualcuno si è perso ed è finito nella sala del capodoglio ma un po’ alla volta sono arrivati tutti e 70 gli iscritti.
Nello spazio dell’Agorà, accanto alle foto di Erwin Olaf, passavano le slide sulle mostre realizzate nelle precedenti edizioni. Quest’anno accadrà di nuovo. Guidati da tre tutor i ragazzi daranno vita a un progetto fotografico e video che sarà proposto all’interno del circuito ufficiale di Fotografia Europea 2016.
Le novità
Sono almeno due le novità dell’edizione 2016. La prima è che due gruppi si dedicheranno alla fotografia mentre per la prima volta uno lavorerà con i video. Ogni gruppo sarà seguito da un tutor e quest’anno tutti e tre sono alla prima esperienza con Speciale Diciottoventicinque, anche se portano un curriculum consistente sia nell’ambito della fotografia e del video che dell’insegnamento.
Non bisogna aver paura di sbagliare, nascondere un’idea per il timore del giudizio degli altri. «Non abbiate pudore»: inizia così Diego Zuelli, docente di animazione digitale e di computergrafica 3d all’Accademia di Belle Arti di Brera e tutor del workshop dedicato ai video. «Cercherò di far capire ai ragazzi come vedere la realtà, anche se siamo circondati da video e immagini non sempre si sa come guardarle e come tradurre le proprie idee in un’opera».
Giorgio Barrera, vincitore dei premi Baume & Mercier, Canon, Sony e FNAC, è tra i fondatori di fotoromanzoitaliano.it, un progetto artistico sull’uso delle immagini, ed è uno dei due tutor di fotografia. «Mi piacerebbe riuscire a trasmettere una cosa che mi sta molto a cuore, cioè la possibilità di avere con le immagini un rapporto di consapevolezza, perché penso che sia molto importante e lo sarà sempre di più riuscire ad avere queste capacità».
La squadra dei tutor si completa con Pietro Iori, artista che lavora con grafica, fotografia, video, scultura e recentemente ha partecipato alla Biennale Arte a Venezia e alla collettiva I have a dream a Palazzo Reale a Milano.
Vedere gente, fare delle cose
Lavorare in gruppo, potersi mettere alla prova, cercare la propria strada nella fotografia, realizzare un progetto. Sono queste le attese dei ragazzi che partecipano a Speciale Diciottoventicinque.
Simona arriva da Roma, frequenta l’Accademia e ha deciso di partecipare per fare un’esperienza diversa. Silvia frequenta l’Università a Torino e viene da Mantova, sta studiando comunicazione e le interessa approfondire il percorso che partendo dalla progettazione arriva fino all’esposizione.
«Un confronto con persone che condividono la mia passione». Luca, da Sassuolo, si aspetta di avere questa opportunità a Speciale Diciottoventicinque, oltre alla possibilità di capire cosa fare nell’ambito della fotografia. «L’ho vista come un’opportunità per mettermi alla prova» dice Federica di Campegine.
Norma è di Reggio Emilia e partecipa a Speciale Diciottoventicinque per la quarta volta. Quando si dice una veterana. «È evidente che mi sia piaciuto molto – dice sorridendo – mi aspetto di continuare un percorso di ricerca nell’ambito fotografico. Vedo questi incontri come momenti di crescita non solo personale ma anche collettiva, all’interno di un gruppo in cui scambiare idee e spunti».
«Mi interessa Speciale Diciottoventicinque perché c’è un confronto con ragazzi della mia età e anche la possibilità di portare avanti un progetto personale» spiega Rosa che viene da Barletta e studia Fotografia a Bologna. Accanto a lei c’è la sua compagna di facoltà, Simona, originaria di Cittadella, in provincia di Padova. «Partecipo perché voglio affrontare un’esperienza pratica, che a livello scolastico è molto difficile da fare. Inoltre, sono stata inserita nel gruppo dedicato al video, cosa che non mi aspettavo, e sono molto curiosa perché voglio capire in cosa posso crescere».
«Non mi sono mai veramente messa alla prova nella fotografia – dice Eleonora di Parma – volevo vedere cosa sarei stata in grado di tirar fuori da me stessa». Niccolò arriva da Offagna, in provincia di Ancona, studia Architettura ad Ascoli Piceno. «Questo corso mi è stato consigliato da una mia professoressa universitaria. Credo che l’architettura e la fotografia siano due arti che vadano di pari passo».
Simone è di Torino, studia Fotografia a Firenze. «Mi sono iscritto a questo corso un po’ per mettermi alla prova, un po’ per capire cosa significa realizzare un progetto. Il lavoro di gruppo è una delle prerogative per fare fotografia a livello professionale e a livello accademico non c’è molto tempo e spazio per fare progetti di questo tipo».
Anche Chiara, che è di Cremona, studia Fotografia, a Bologna. «Vorrei che la mia carriera potesse avviarsi proprio nell’ambito fotografico. Non vedo l’ora di cominciare a lavorare in gruppo, che è l’occasione per iniziare a sperimentare come strutturare un progetto collettivo».
Morale
Il successo di Speciale Diciottoventicinque ci dice fondamentalmente due cose. Che per diventare fotografi non c’è bisogno di essere dei fissati della tecnica e che per fare sul serio non basta avere ogni tanto l’ispirazione o la fortuna di scattare una bella foto. Bisogna essere in grado di realizzare un progetto. E noi non vediamo l’ora di vederlo.
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