Radici
a cura di Marina Dacci
in collaborazione con Marignana Arte
Negli ultimi anni la ricerca di Silvia Infranco si è orientata su erbari, sulla farmacopea e sui processi di cura arcaici e rituali rinvenuti in manoscritti e in testi a stampa antichi.
La mostra sviluppa queste sue ultime riflessioni sul rapporto tra uomo e natura nell’ambito dell’approccio fitoterapico con particolare attenzione ai risvolti magici, simbolici ed alchemici intervenuti nel corso dei secoli. Recuperare alcuni aspetti di questi processi di cura, sottolinearne l’attualità nel rapporto corpo-sensi-psiche, sono motivi conduttori della mostra che pongono in continuità passato magico e presente scientifico per un approccio contemporaneo di rigenerazione della relazione uomo – ambiente (anche grazie a una validazione della loro efficacia da parte della chimica moderna).
La ritualità antica sottesa è anche in grado di evidenziare un’ attitudine verso la natura di “raccolta-restituzione” che andrebbe riconquistata oggi.
Le opere di Silvia Infranco si modulano su svariati medium (opere su carta e su tavola, libri d’artista, sculture, polaroid che includono spesso le erbe stesse) abitano gli spazi di Villa Zironi, circondata da un ampio giardino. In tutti i lavori dell’artista l’inventario delle forme vegetali originarie si libera in immagini formalmente “liquide”, frutto di un lungo processo fisico e mentale che l’artista definisce “narrazione metamorfica rituale ” a sottolineare la natura evolutiva ed entropica della vita. Dopo le recenti mostre a Londra e a Venezia in cui erano state esposte opere su piante utilizzate per la terapia dell’umore e della psiche, per questo ulteriore passaggio a Reggio Emilia, l’artista ha consultato l’Erborario Naturale del Santo Spirito del 17^ secolo, la più antica raccolta botanica conservata nei Musei Civici della città da cui l’artista ha estrapolato le immagini di cinque piante divenute poi cuore dei lavori: aconito, elleboro nero, belladonna, giusquiamo papavero. (MD)