NEW THEATERS OF THE REAL. Collaborating with AI
Lavori di Xavi Bou, Antti Karppinen, Markos Kay, Katie Morris, Pierre Zandrowicz
Nel quadro del dialogo permanente tra natura e artificio che percorre le arti, la mostra presenta 5 posizioni della fotografia contemporanea che aprono il confine della creazione a diverse modalità di collaborazione con l’intelligenza artificiale generativa.
Può la IA, pur nella sua completa estraneità alla natura, aiutarci a intuirne i processi più nascosti e di conseguenza a preservarli? È il caso di Markos Kay che in aBiogenesis visualizza una delle teorie più note su come si sia sviluppata la vita sulla terra a partire da membrane lipidiche. Mentre la serie Ornitography di Xavi Bou, si avvale dell’algoritmo per ricostruire la bellezza nascosta del volo degli uccelli.
Ma, andando oltre, come si configura il rapporto tra le capacità predittive e logiche (o illogiche) dell’IA e la creatività umana? La IA è in grado di potenziare le nostre facoltà immaginative? O si tratta invece di un ulteriore strumento di alienazione che allontana gli umani ancora di più dall’appartenenza a una natura unitaria?
La post-fotografia di Katie Morris si innesta su una tradizione surrealista per creare un immaginario in cui vengono costantemente ridefiniti i confini del reale, in un conflitto permanente tra il fragile ordine del mondo organico e le costruzioni artificiali dell’intervento umano.
In Pierre Zandrowicz ogni immagine della serie Whisper of Eternity è come il frame di un film che racchiude sia la scena che l’osservatore, in una quiete contemplativa che getta un ponte tra la vastità della natura e i più intimi recessi dell’esistenza umana. Lo sguardo ironico di Antti Karppinen infine ci proietta dentro una realtà alterata dai cambiamenti climatici, in cui le persone continuano a svolgere le proprie attività in una completa scissione con i processi della natura circostante.
Completa la mostra una spettacolare esplorazione visiva in cui l’intelligenza artificiale racconta se stessa a partire dal primo modello di neurone artificiale ideato nel 1943, passando per le innovazioni della robotica e del “perceptron”, fino all’era dei moderni Large Language Models. Il video, concepito appositamente per la mostra a Spazio Gerra dall’azienda reggiana Energee4, è interamente generato dall’intelligenza artificiale.
Se riuscissimo a convincerci che le immagini, tutte le immagini, anche quelle tecnogenerate, sono creazioni della cultura umana, inventate per rendere visibile e condivisibile sia il veduto che l’immaginato, allora forse potremmo con più tranquillità pensare che l’IA può fare anche cose buone. Può, appunto, visualizzare realtà invisibili all’occhio, o nascoste alla testimonianza, o del tutto immaginarie (…) Questa mostra ci mette in guardia dal rischio della visione ingenua, ci richiama al dovere di consapevolezza del costruito. (Michele Smargiassi)