Intervista a Laura Serani
Qualche domanda anche a Laura Serani, curatrice per questa edizione dei progetti Binary kids e Darkened cities di Thierry Cohen e di Immagini dalla Russia con le mostre di Lucia Ganieva, Tim Parchikov, Viktoria Sorochinski e Sergey Shestakov.
Fotografia e multiculturalità: a che punto siamo di questo proficuo rapporto?
Con la diffusione sempre più larga, da una parte della pratica fotografica, dall’altra delle immagini realizzate, la fotografia conosce un momento di produzione e di scambi senza precedenti. Si tratta di fenomeni che hanno facilitato l’espressione di strati sociali o regioni fino ad ora più isolate e favorito la conoscenza in occidente di nuove forme di cultura con un forte arricchimento reciproco.
Le immagini “fisse” sono ancora in grado di raccontare una storia ad un pubblico avvezzo alla velocità della vita quotidiana tecnologizzata?
Credo nella convivenza dei diversi mezzi d’informazione. Ad ogni momento della nostra giornata corrisponde una fruizione di vari mezzi di comunicazione – la radio, il giornale, la televisione – che da anni coabitano, e continueranno a coabitare con le nuove tecnologie. Ovviamente l’accelerazione dei ritmi e i nuovi modi di vita richiedono una riflessione e un aggiustamento permanente dei modi di pensare e di comunicare. Non si raccontano le stesse cose attraverso una fotografia destinata agli smartphone, alle news su internet o ad un reportage di fondo per una rivista. Per non parlare delle mostre fotografiche che rappresentano un momento di pausa e di concentrazione che il pubblico apprezza sempre più.
L’intervista è pubblicata in versione integrale nelle pagine delle mostre curate da Laura Serani.
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