Laboratorio Aperto Urbano

Il laboratorio “aperto” del Comune di Reggio Emilia dedicato all’innovazione sociale propone storie e fotografie dell’Archivio di Medici con l’Africa Cuamm, un omaggio alle vittime del disastro di Ustica, la ricerca sull’amore del collettivo Arte Nomade.

La rappresentazione dell’amore, l’impegno per l’Africa, la memoria delle stragi… Tre modi per affrontare alcuni snodi problematici del nostro presente. Ricerche che trovano una collocazione ideale nel Laboratorio Aperto Urbano del Comune di Reggio Emilia costruito attraverso un ampio percorso di partecipazione capace di attrarre e documentare idee, creatività e (buone) pratiche.
Le storie e le immagini dell’Archivio di Medici con l’Africa Cuamm mostrano la tenacia e l’umanità di professionisti – ma, innanzitutto, persone – che non si arrendono di fronte a atrocità e disuguaglianze.
Come non si rassegna, nella sua pratica di testimonianza e richiesta di giustizia, l’Associazione Parenti delle Vittime di Ustica che promuove “Fragile”, il progetto del fotografo Mauro Vincenzi: il dolore delle famiglie e l’identità rimossa delle ottantuno vittime della strage viene rappresentato da una serie di dittici che affiancano i resti dell’aereo e fustelle per foto-tessera drammaticamente vuote.
L’obiettivo della ricerca del collettivo Arte Nomade, invece, è quello di cogliere l’inesauribilità del desiderio amoroso che prende le forme più diverse ed è capace di generare mondi. Nell’allestimento di “Eros ha scosso la mia mente” le fotografie sono legate da un filo rosso: simbolo di questo circuito ininterrotto e monito contro l’intolleranza.

 

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