Landscaping
Landscaping include scatti in bianco e nero realizzati durante lunghi viaggi in auto lungo la costa sud-occidentale dell’Africa.
In Landscape and Power (2002), WJT Mitchell sostiene che il “paesaggio” dovrebbe essere considerato un verbo anziché un nome, qualcosa che modella e viene modellato dall’agire sociale e politico. Prendendo le distanze dall’idea di “vista” piuttosto che di “spazio reale”, l’artista attua una fusione con il luogo stesso. Il “paesaggio” non è la geografia o lo “spazio là fuori”. È già di per sé un artificio.
Nel suo lavoro, l’artista si ritrova ancora una volta a disconoscere il termine nel tentativo di sottrarre le sue fotografie a convenzioni stereotipate. Parlare di paesaggio in termini di bellezza, o al contrario di bruttezza, significa osservare invece che partecipare, ridurre il luogo a un concetto piuttosto che a un’esperienza vissuta.
Nella prima bozza di questa testimonianza, l’artista descriveva la costa atlantica come arida e spazzata dal vento. In seguito, si è resa conto che la sua rappresentazione riproponeva involontariamente le narrazioni coloniali della “terra vuota”, che vedevano l’uomo di frontiera come intrepido esploratore votato alla conquista e alla scoperta. Molte città del Namaqualand sono nate dopo la “scoperta” del rame a Okiep nel 1685. Utilizzando il termine Landscaping, l’artista ha cercato di trasmettere l’idea di paesaggio come qualcosa di attivo, di renderlo un “fare” che ci impone di considerare da dove guardiamo e cosa pensiamo di guardare.
La serie è stata realizzata con il sostegno del Lewis Baltz Research Fund 2022.