Famiglie. Un mondo di relazioni
I fondi fotografici delle famiglie in Biblioteca Panizzi
a cura di Laura Gasparini, Monica Leoni e Elisabeth Sciarretta
La mostra intende rivisitare i fondi fotografici delle famiglie reggiane. Essi sono infatti un documento prezioso della vita quotidiana e dei momenti di vita familiare non “ufficiali”, a volte intimi e a volte scanzonati.
Accanto ai ritratti di famiglia eseguiti da professionisti in occasione dei riti significativi della vita domestica (battesimo, cresima, matrimonio) l’indagine si è svolta prevalentemente sulla grande quantità di immagini scattate da dilettanti della fotografia che molto spesso si rivelano essere le stesse persone che vengono ritratte.
I documenti fotografici, pur se a volte di scarsa qualità tecnica, sono rari e preziosi, perché documentano storie personali, relazioni e rapporti familiari in luoghi privati. Una sezione della mostra sarà infatti dedicata all’abitazione, luogo intimo in cui si svolgono le primarie relazioni e riti quotidiani, ma che diviene, via via, sempre più aperto alla socializzazione.
L’iconografia del ritratto di famiglia e dei singoli componenti, che si è storicizzato nel tempo grazie all’attività dei fotografi in studio, viene affiancata dalle immagini dei fotografi itineranti e da quelle dei dilettanti. Da questo confronto si rileva, per Otto e Novecento, una grande attenzione al nucleo familiare, che trova una sua espressione sociale negli spazi pubblici come i circoli culturali, religiosi e dedicati alla socializzazione come campi sportivi, teatri e cinema. Tutta la città, con le sue piazze e le sue vie, diventa spazio di socialità, dove anche l’infanzia, a cui la famiglia dedica sempre maggiore attenzione, trova un luogo di svago e condivisione.
L’esposizione segue cronologicamente gli eventi storici che hanno attraversato e condizionato la vita quotidiana delle famiglie, quali le Guerre Mondiali e i temi sociali come le grandi migrazioni che hanno segnato l’alto appennino, il cui esito fotografico è la restituzione di ritratti di nuclei familiari privati della figura maschile. Anche il fascismo, con la sua retorica e “liturgia laica” ha fortemente condizionato sia il linguaggio di rappresentazione della famiglia, rendendolo retorico ed enfatico, sia il modo di vivere la società, imponendo una ritualità rigida e preordinata.
Oltre a ristampe da negativi originali dei fotografi che hanno lavorato con, e per le famiglie, saranno esposti dagherrotipi, ferrotipi, albumine, album e raccolte di famiglia, assemblati con cura e affetto dagli stessi possessori. Sono oggetti che hanno attraversato intere generazioni, custoditi gelosamente nei cassetti delle nostre case che, ora, ci restituiscono un inedito ritratto della comunità locale.