Ritratto e autoritratto nel racconto sociale
L’alleato più prezioso che ho quando fotografo è il tempo. Di tutti i lavori che ho fatto in questi anni, quelli che hanno non solo caratterizzato il mio percorso lavorativo, ma che mi hanno cambiato come fotografa e come persona sono i progetti a lungo termine. A partire da Odd Days, il mio primo progetto sui disturbi del comportamento alimentare, fino ad Uncut, sulle mutilazioni genitali femminili, l’essenziale nei miei lavori è sempre stata la relazione che ho instaurato con le persone che ho incontrato. Sono una fotografa lenta, e in questa lentezza, nella costruzione di rapporti coi soggetti, trovo la mia espressione più autentica. Cerco di fotografare gli altri come fotografo me stessa, con la stessa cura.
Fotografare le persone, familiari o sconosciute che siano, implica il desiderio di ascoltare, una propensione al dialogo e al contatto emotivo che permetta di abbattere le reciproche differenze e diffidenze. Solo così si può provare, forse, a rivelare attraverso il ritratto tanto l’intima essenza del singolo quanto l’universalità della condizione umana.
Durante i due giorni di workshop vorrei condividere con gli studenti le mie esperienze e il mio percorso lavorativo. Gli studenti saranno incoraggiati a riflettere sul proprio approccio al lavoro fotografico, e in particolare al ritratto, attraverso un’approfondita discussione collettiva e diversi momenti in cui lavoreremo all’editing e alla sequenza delle fotografie. Esploreremo come sviluppare e perfezionare lo stile e la visione personale. Ci concentreremo sulla pianificazione di progetti a lungo termine: come concepirli, ricercarli e finanziarli.
Il workshop è indirizzato principalmente a fotografi che si avvicinano alla professione e studenti che abbiano già iniziato un progetto, sia di reportage che di ricerca personale.