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WALTER NIEDERMAYR - Raumfolgen Walter Niedermayr è nato a Bolzano nel 1952 dove vive e lavora. L'autore ha svolto un'indagine sull'area dell'ex-ospedale psichiatrico di San Lazzaro e dell'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Il progetto si aggancia al suo work in progress dal titolo Raumfolgen, come i Paesaggi alpini, Rohbauten (sugli edifici grezzi), Artefakte (sulle autostrade ) e Bildraum (sulle architetture). "Raumfolgen" significa un: "luogo dopo l'altro" o "spazi che si susseguono" o ancora potrebbe significare "le conseguenze che i luoghi hanno sulle persone che li vivono". Gli ospedali, le case di cura o le carceri sono spazi che tendono ad essere emarginati e dei quali percepiamo poco, se non nulla. Questi luoghi fortemente caratterizzati dalla funzionalità, hanno nella rigidità e nell'efficienza il loro principio d'essere: lo spazio appare praticamente privo di qualsiasi emozione. Anche i colori, verde, blu e bianco, sono elementi comuni alla maggior parte degli edifici ospedialieri, e persino gli arredi, come i vasi dei fiori, ad un certo punto diventano bianchi. Tutto questo comporta un'uniformazione e un livellamento riscontrabile in ogni ospedale. L'artista guarda allo spazio con una particolare attenzione per il movimento delle persone al suo interno. Lo spazio, così inteso, è una vera e propria attività, con un proprio modo d'essere e un proprio status. Per questo è molto importante per l'autore percepire una persona o tracce di essa nello spazio. Walter Niedermayr in questo progetto su Reggio Emilia, indaga quindi la presenza, seppur minima, delle persone in questi spazi celati allo sguardo, percependone i frammenti e i segni.
In questo modo, l'artista ci racconta del suo progetto per Storie Urbane: "Quando devo affrontare un progetto, prima mi chiedo come potrebbe corrispondere agli altri lavori che sto svolgendo. In questo caso ho pensato all'ospedale psichiatrico e all'ospedale in generale, perché sono luoghi e spazi presenti nei miei progetti già da circa 5 anni. Questi luoghi pongono, socio-politicamente, la questione dello spazio e dell'architettura intesa come uso dello spazio e dell'uniformazione cui sono sottoposti. La particolarità dell'area dell'ex-Ospedale San Lazzaro è quello di essere uno spazio storico, che nasce attorno al 1600, mentre, finora, io ho lavorato solo su spazi contemporanei e quindi sull'architettura moderna. L'approccio è dunque necessariamente diverso perché si tratta di spazi che hanno già una storia dietro di loro, e fortemente caratterizzati da una storia sulla condizione umana. Riguardo al tema di questo progetto sulla città di Reggio Emilia, il Limite e il Confine, posso dire che tutto il mio lavoro si svolge sul limite: ho elaborato quest'idea del limite dell'immagine, del vedere o non vedere. Gli ospedali sono infatti grandissimi edifici, connotati da diverse tipologie di architetture, che celano al nostro sguardo vasti spazi della città, e allo stesso tempo condizionano il flusso di chi lavora e chi vi soggiorna. Sono spazi che ospitano centinaia di lavoratori invisibili, che operano per la collettività. Dell'area dell'ex-ospedale psichiatrico San Lazzaro mi ha colpito molto l'architettura razionalista degli anni '30 e '40, e anche il senso di 'una città nella città'. Sembra di stare in un piccolo paese, con edifici che potrebbero costituire un paese, la chiesa, le scuole, anche se oggi tutto questo ha un'altra funzione. Le carceri e gli ospedali sono spazi esclusi dallo sguardo e non fanno parte della nostra memoria, spazi che vengono esclusi perché non si può accedere, ma anche perché non si vuole entrare. Questo si intuisce anche da come questi spazi sono strutturati, con architetture che hanno una certa uniformità nella strutturazione, come nel mobilio. Il paesaggio, qui al San Lazzaro, colpisce per la sua complessità, la sua ampiezza; esso suggerisce quasi un senso di libertà. In questo contesto psichiatrico lo spazio appare assurdo perché normalmente i luoghi di questo tipo tendono ad essere chiusi e claustrofobici". [Brano tratto dall'intervista realizzata per il video-documentario dal titolo Molte città, Sguardi diversi, realizzato nell'ambito della Settimana della fotografia europea] Alcune esposizioni personali - Galerie Gebr. Lehmann Dresden, 2005
- Galeria Suzy Shammah Milano (I), 2005
- Museion Museum für Moderne Kunst Bozen (I), 2004
- Kunsthalle Wien (A), 2003
- Kunstverein Hannover (D), 2003
- Museum der bildenden Künste Leipzig (D), 2003
- Württembergischer Kunstverein Stuttgart (D), 2003
Alcune esposizioni collettive - 10 ans de commandes photographiques au Centre Méditerraneén de la Photographie Bastia Korsika, 2005
- Nach Rokynik: Die Sammlung Der Evn, Mumok Wien, Kat., 2005
- Montagne/Berg, Museé cantonal des beaux-arts, Sion (CH), Kat., 2005
- Bida 2005, Biennal of Sport and Art, Sevilla, Kat., 2005
- Sanaa 21sth Museum of Contemporary Art Kanazawa (J) Kat., 2005
- Multiple Raume (2) PARK Kunsthalle Baden Baden (D) Kat., 2005
- Metamorph 9° Biennale di Architettura Venezia, The Nature of Artifice (I) Kat., 2004
- Public record, Museum of Contemporary Art, Los Angeles (USA) Kat., 2004
- The spirit of white, Fondation Beyeler, Galerie Beyeler Basel (CH) Kat., 2003
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