Andrea Samaritani

Dal 04.05 al 17.06

La fotografia dipinge. Il grand tour di Andrea Samaritani

A cura di Sandro Parmiggiani

Promossa da BFMR & Partners

Intenso e profondo è il rapporto che Andrea Samaritani (Cento, Ferrara, 1962) intrattiene, da tanti anni, con la fotografia: il suo sguardo ha cercato di catturare immagini del “Bel Paese”, di andare alla scoperta di itinerari culturali insoliti, di rivelare i segreti di studi d’artista e di opere d’arte antiche e moderne. Dodici anni fa, Andrea si è avventurato in un’esperienza, intensificatasi nel tempo, che riunificasse la sua duplice passione per la fotografia e per la pittura, cominciando a stendere colori sulle sue immagini stampate su carta. Ecco riunite, in questa mostra, alcune delle visioni con le quali Samaritani sembra essersi impegnato in una sorta di aggiornamento dei portolani del “Grand Tour” italiano, sulle orme dell’incanto che sedusse aristocratici e intellettuali europei dal Seicento in poi. In verità, Andrea ci propone una revisione di alcune delle immagini che fondarono il mito della “bell’Italia” nella cultura d’Europa, che per lui ora s’incarna nella fusione delle piazze silenti, metafisiche, contese tra la luce e l’ombra, di Giorgio de Chirico, e delle figure scarnificate di Alberto Giacometti, che l’artista di Stampa percepiva come una visione che s’assottigliava fin quasi a dissolversi nel vuoto. Già alla fine dell’Ottocento, artisti come Degas, Vuillard, Bonnard utilizzarono la fotografia come taccuino d’appunti, sostitutiva del disegno, esperienza felicemente proseguita nel corso del Novecento. Samaritani va oltre, come se la fotografia chiamasse la pittura a fecondarla, attraverso colori legati alla memoria della storia dell’arte e ai sentimenti del momento; è attento a inquadrature – di solito scatta le sue immagini collocandosi, con la macchina fotografica, quasi all’altezza del terreno – che esaltino il rapporto tra un monumento, identificativo di una piazza e di un luogo, e una nera silhouette che attraversa lo spazio visivo, non solo per fornire un deformato rapporto di scala, ma per suscitare un sentimento di solitudine e di straniamento, davanti a uno spettro che cammina, in marcia per ingrossare le fila di quella folla anonima ormai prigioniera delle proprie illusioni di libertà e di affermazione della propria individualità.

 

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Piazza Vallisneri 4