FE 2015

Un progetto del Comune di Reggio nell'Emilia
 
Comune di Reggio Emilia – Città delle persone

  • NRandall County Feedyard, Texas, 2013 © Mishka Henner
    NRandall County Feedyard, Texas, 2013 © Mishka Henner
  • Natural Buttes Oil and Gas Field, Uintah County, Utah, 2013-2014 © Mishka Henner
    Natural Buttes Oil and Gas Field, Uintah County, Utah, 2013-2014 © Mishka Henner
  • Levelland Oil Field #1, Hockley County, Texas © Mishka Henner
    Levelland Oil Field #1, Hockley County, Texas © Mishka Henner

Mishka Henner, Beef and Oil

Grandi paesaggi modellati da quelle attività che rispondono alle enormi richieste di consumo: bovini e petrolio, due tra i più preziosi prodotti americani.
Visti dalla prospettiva dei satelliti che girano intorno alla terra, questi paesaggi rappresentano l’intento sistematico di spingere al massimo la produzione e il rendimento, tesi a soddisfare al meglio l’enorme richiesta di beni di consumo da parte dell’uomo.
Il risultato è un paesaggio naturale trasformato in qualcosa di non troppo dissimile dalle schede elettroniche che guidano le operazioni logistiche di queste industrie e che, in definitiva, servono a nutrire gli appetiti dei consumatori verso questi beni.

Feedlots

Nelle fattorie che allevano bovini, si definiscono feedlots delle pratiche di nutrizione durante l’ultimo periodo del ciclo vitale del bestiame. Quasi tutti i bovini consumati negli Stati Uniti subiscono questo trattamento: immaginate una enorme distesa di recinti e mangiatoie dove più di 100.000 manzi trascorrono gli ultimi tre o sei mesi della loro breve vita e vengono nutriti simultaneamente guadagnandosi una dieta giornaliera da 4 sterline fatta di mais, integratori a base di proteine e antibiotici. Ogni cosa in queste fattorie è calcolata per ottenere il massimo profitto da ogni animale; dal miscuglio di cibo utilizzato per nutrire le mandrie alla grandezza dei percorsi in cui vengono trasportati i resti degli animali dentro enormi contenitori tossici.

Campi petroliferi

In alcune parti degli Stati Uniti, la sete insaziabile di petrolio ha alterato il paesaggio rendendolo irriconoscibile. Il paesaggio naturale è stato sostituito da interventi e strutture fatte dall’uomo che riflettono la complessa logica che sottende alla ricerca di petrolio, alla sua estrazione e distribuzione.
Ricordando gli audaci colpi di pennello di espressionisti astratti, questi interventi sono prodotti in fin dei conti da un’industria che si ingegna per soddisfare i bisogni del consumo compulsivo nazionale ed internazionale

“L’ecosistema feedlot [….] ruota intorno ai cereali. Ma questa catena alimentare non finisce qui, perché i cereali crescono in altri luoghi, dove sono in relazione con tutta una serie di connessioni ecologiche. In questo paese, coltivare una grande quantità di cereali necessaria per alimentare il bestiame, impiega enormi quantità di fertilizzanti chimici, che a loro volta necessitano di grandi quantità di petrolio […] quindi possiamo definire il moderno sistema di allevamento come una città che galleggia su un mare di petrolio.” Michael Pollan

Le opere di Mishka Henner qui esposte fanno parte della mostra collettiva No Man Nature.

NO MAN NATURE

Mostra a cura di Elio Grazioli e Walter Guadagnini
Opere di Darren Almond, Enrico Bedolo, Ricardo Cases, Pierluigi Fresia, Stephen Gill, Dominique Gonzalez-Foerster e Ange LecciaMishka Henner, Amedeo Martegani, Richard Mosse, Thomas Ruff, Batia Suter, Carlo Valsecchi, Helmut Völter

 

Il taglio scelto per la mostra No Man Nature solleva i temi della natura senza uomo e dell’uomo senza natura sottoponendo euristicamente la riflessione dai suoi due margini estremi. Questi margini non indicano più soltanto l’inesplorato, l’ignoto, l’invisibile, l’inimmaginabile, ma la possibilità stessa dell’esistenza di un mondo senza più uomo e, d’altra parte, dell’invenzione da parte dell’uomo di un mondo che non rimanda più alla natura. Queste possibilità, a loro volta, possono essere percepite come pericoli, quello ecologico della distruzione della natura e dell’autodistruzione della specie umana o quello dell’euforia della “tecnica” che ha come contraltare la solitudine dell’essere umano di fronte al mondo. E ancora: a volte desideriamo di vivere in una natura incontaminata e deserta, sogno di un ricominciamento impossibile, mentre al tempo stesso stiamo costruendo un mondo completamente modellato sul virtuale e sull’immaginario, con una natura altrettanto virtuale e immaginaria.

 

Infine, d’altro canto, perché le cose siano o vadano così c’è sempre un motivo, quindi la riflessione sui casi limite interroga anche sul punto in cui siamo. La mostra vuole proporre tali questioni per immagini, attraverso esempi che mettano il pubblico nella condizione di interrogarsi sulla sua posizione nei loro confronti.

 

L’idea generale è sempre quella di usare la fotografia non come documento e rappresentazione, bensì di sfruttare le sue possibilità interrogative e suggestive. Le questioni poste sul rapporto uomo/natura diventano allora metafora anche della funzione e del ruolo della fotografia.

BIO

Mishka Henner fa parte di una nuova generazione di artisti che stanno ridefinendo il ruolo della fotografia nell’era digitale. Egli ha definito il mondo come un’unica immagine digitale composta da un numero infinito di dettagli, catturati da una gamma inesauribile di macchine fotografiche manuali o digitali ed accessibile a chiunque disponga di una connessione internet. La maggior parte del suo lavoro spazia attraverso questo vasto mondo digitale e si focalizza su alcuni soggetti chiave del mondo culturale e geo-politico. Il suo modo di operare spesso comprende un’ampia ricerca documentaria che si combina con la meticolosa costruzione di immagini tratte da materiali che provengono dalla rete.

Nato nel 1975 a Bruxelles, in Belgio, Henner si è trasferito nel Regno Unito nel 1984. Si è laureato presso il Goldsmiths College di Londra e nel 2013 ha ottenuto il premio Infinity Award for Art presso l’International Center of Photography. Nello stesso anno, come pure nel 2014, è stato finalista al Deutsche Börse Photography Prize, oltre che al Prix Pectet per le sue grandi immagini di paesaggi modellati dai bovini e dalla presenza delle industrie petrolifere americane.

Il suo lavoro è stato mostrato in grandi indagini storiche presso il Centre Pompidou, il Metropoplitan Museum of Art, il Fotomuseum di Winterthur e la New York Public Library. Ha partecipato anche a indagini contemporanee presso il McCord Musem di Montreal, il Les Rencontres di Arles, e l’ International Center of Photography, New York.

Le opere di Henner si trovano presso numerose collezioni pubbliche tra le qua il Centre Pompidou, il Metropolitan Museum of Art, la New York Public Library, il Victoria & Albert Museum, il Nelson-Atkins Museum of Art, e il Tate Collection of Artists’ Books.

EVENTI COLLEGATI

Sabato 16 maggio

ore 11.00_Teatro Cavallerizza

CONFERENZE

No Man Nature: Diane Dufour, Elio Grazioli e Walter Guadagnini dialogano con gli artisti Enrico Bedolo, Pierluigi Fresia, Mishka Henner, Carlo Valsecchi, Helmut Volter

A seguire booksigning

Ore 14.00_Palazzo da Mosto

ASK THE ARTIST

Gli artisti Enrico Bedolo, Pierluigi Fresia, Mishka Henner, Carlo Valsecchi, Helmut Volter e i curatori della mostra No man nature saranno disponibili per rispondere alle domande del pubblico

Sede

Palazzo da Mosto
via Mari, 7
42121 Reggio Emilia

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Orari

• nelle giornate inaugurali
15/05 › 19-24
16/05 › 10-24
17/05 › 10-24
• dal 22 maggio al 26 luglio da venerdì a domenica
venerdì › 16-23
sabato › 10-23
domenica e festivi › 10-20

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Categoria
Palazzo da Mosto