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GINA PANE

Nata a Biarritz in Francia, nel 1939, è morta a Parigi nel 1990. E' stata una delle maggiori rappresentanti della Body Art: il corpo è da lei concepito e utilizzato contemporaneamente come materiale ed esecutore della pratica artistica. La Pane ha assunto pose ed atteggiamenti per creare effetti estetici o per esplicitare sentimenti, ha truccato il suo corpo e ha fatto ricorso a pratiche sado-maso, si è ferita con lamette e si è infilata nella carne spilli e chiodi. L'intento è quello di raggiungere un'espressione drammatica o dolorosa che viene immortalata dalla fotografia, in modo tale che la realizzazione effimera dell'idea rimanga documentata nel suo momento esecutivo. Il supporto logico della sua proposta artistica è la fotografia, in sequenza di immagini.

Inizia il suo lavoro sul corpo negli anni Settanta, con azioni cruente (Action sentimentale, 1973; Psyche, 1975), che rimandano a uno stato infantile "come prima rivelazione della fisicità", per poi arrivare gradualmente alla riproposta dell'amore come "mezzo di unione e collegamento".

La sua comunicazione utilizza più modi di espressione, non solo la fotografia, ma anche il teatro, la danza, la mimica, in un linguaggio trasversale che tende al superamento dei confini tra le arti.

Ognuna di queste sue azioni costituisce una performance e sarebbe destinata ad esaurirsi e a concludersi in sé, se non fosse per la documentazione fotografica (o discografica, che unisce all'azione e ai gesti anche suono e rumore).

Negli ultimi anni passò a una trascrizione pittorica e grafica delle sue azioni teatrali (Le Martyre de St. Sébastien d'après une posture d'une peinture de Memling, partition pour un corp, 1985).