Giovane Fotografia Italiana #10

Giovane Fotografia Italiana #10 | Premio Luigi Ghirri 2023
Appartenenza

Promossa dal Comune di Reggio Emilia, in partnership con Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma  e Triennale Milano.
Cultural partner Crédit Agricole Italia.
In collaborazione con GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani, Fotografia Europea, Festival Panoràmic di Granollers, Barcellona; Fotofestiwal Łódź, Polonia; Photoworks, Brighton. Con il contributo di Reire srl.

 

Da dieci anni il Comune di Reggio Emilia con il progetto Giovane Fotografia Italiana sostiene il lavoro di artiste e artisti emergenti che utilizzano il medium fotografico come riflessione sul ruolo che riveste nell’odierna cultura visiva e sui temi del mondo contemporaneo.

 

Il tema della decima edizione è Appartenenza. Il senso di appartenenza è un bisogno fondamentale dell’essere umano, tuttavia molti fenomeni nel corso dell’ultima generazione (dalla rivoluzione digitale e delle telecomunicazioni alle migrazioni, fino ai progressi della scienza) hanno messo in discussione le strutture sociali e relazionali a cui eravamo abituati. Oggi è più che mai evidente la tensione tra diversi modi di intendere l’appartenenza: da una parte l’inclusione in una comunità dall’identità già definita, che a seconda dei contesti può essere forma di oppressione o di resistenza; dall’altra una spinta libertaria ad aderire a nuove forme di collettività sulla base di scelte valoriali: dalle microcomunità alla costruzione di aree culturali più vaste – come la stessa Europa – fino a nuovi concetti globali come l’appartenenza di specie o quella olistica alla Natura; senza contare le relazioni di appartenenza che investono la sfera più intima.

 

Una giuria internazionale ha selezionato – tra le oltre 400 candidature pervenute – i sette progetti finalisti che propongono differenti riflessioni fotografiche sul tema Appartenenza:  Eleonora Agostini, A Study on Waitressing; Andrea Camiolo, The Manhattan Project; Sofiya Chotyrbok, Home Before Dark; Davide Degano, Romanzo Meticcio; Carlo Lombardi, La Carne dell’Orso; Giulia Mangione, The Fall; Eleonora Paciullo, Teofanie.

Le artiste e gli artisti selezionati concorrono per l’assegnazione del Premio Luigi Ghirri, che prevede un riconoscimento economico e l’opportunità di presentare una mostra personale in Triennale Milano, e, da quest’anno, della menzione speciale Nuove traiettorie. GFI a Stoccolma promossa con l’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma finalizzata a una residenza d’artista e a una mostra.

 

Ascolta le parole del curatore Daniele De Luigi

 

Eleonora Agostini. A Study on Waitressing 

A Study on Waitressing esamina i fenomeni di autorappresentazione, interrogando l’immagine romanzata della cameriera attraverso lo studio del palcoscenico, del backstage e del performativo.

Il rapporto tra immagine e performatività viene indagato attraverso l’immagine di mia madre, le sue posture, movimenti e comportamenti durante il suo lavoro di cameriera. La sua figura è utilizzata come veicolo per affrontare le preoccupazioni sul visibile e sul nascosto in relazione ai comportamenti privati e pubblici, con un’attenzione particolare ai ruoli sociali che svolgiamo nella nostra quotidianità quando interagiamo con il nostro pubblico.

Il lavoro è profondamente radicato negli interessi psicologici e sociologici dell’opera di Erving Goffman e dei suoi scritti sulla teatralità del quotidiano e sulla funzione del corpo nell’interpretazione dei ruoli sociali.

Il ristorante diventa lo spazio in cui il corpo funge da connettore tra l’osservatore e l’osservato.

A Study on Waitressing si presenta come una raccolta di fotografie, collage, testi, immagini d’archivio e video che esplorano i diversi strati e significati dell’esistere all’interno di una situazione sociale, e interpretano un personaggio che si muove tra individualità e strutture sociali ed esiste tra il reale e la messa in scena.

 

Andrea Camiolo. The Manhattan Project

“The Manhattan Project raccoglie fotografie di vari esperimenti legati all’uso dell’esplosivo nucleare effettuati negli anni ‘40. I negativi sono stati ritrovati in una base militare U.S.A. abbandonata in Sicilia. A causa del tempo le immagini hanno subito un notevole deterioramento che produce una sovrabbondanza di grana e una minor nitidezza.”

Questo potrebbe essere un perfetto incipit per ingannare lo spettatore, una storia che dia senso a fotografie che un senso non hanno. In realtà queste non sono neanche fotografie, sono immagini foto-realistiche prodotte da un’intelligenza artificiale. Partendo dalle scansioni delle fotografie contenute nel libro Evidence (1977) di Larry Sultan e Mike Mandel una I.A. ha generato delle nuove immagini che ho successivamente postprodotto per realizzare una serie composta da finti reperti d’archivio.

A chi appartengono queste immagini? Ai fotografi che hanno materialmente scattato le fotografie negli anni ‘40? A Sultan e Mandel che le hanno selezionate tra migliaia scavando a fondo in archivi federali statunitensi negli anni ‘70? A coloro che hanno scattato le 12 miliardi di fotografie attraverso le quali questa I.A. ha imparato a generare immagini? A me che ho cliccato il pulsante “genera” con il mouse di un computer?

In un cortocircuito d’appartenenza queste immagini pongono tante domande senza dare risposte. La visione di un’esplosione e di immagini correlate ad essa è ciò che rimane. Immagini non reali che parlano di realtà e del presente, finti reperti d’archivio che si collegano perfettamente ai giorni nostri, giorni in cui si è tornato a parlare di guerra mondiale e test nucleari.

 

Sofiya Chotyrbok. Home Before Dark

Home Before Dark nasce da un episodio biografico dell’artista legato alla rinuncia della cittadinanza di nascita, ucraina, per l’acquisto di un’altra, italiana, d’adozione.

Questo avvenimento ha dato origine ad una ricerca stratificata incentrata sulla definizione individuale e collettiva del sé, nel momento in cui i suoi fondamenti geografici e temporali si fanno più incerti. A partire da febbraio 2020 una serie di viaggi in Ucraina hanno costellato un processo creativo di riscoperta identitaria e di appartenenza al contesto post-sovietico, i cui confini e definizioni sono oggi più che mai labili e complessi. Il punto di partenza del processo artistico è un archivio, luogo della memoria per definizione, qui materializzato in una chruščëvka (appartamento sovietico) e negli oggetti e immagini in essa contenuti, cimeli simbolici noti e al tempo stesso stranianti. È nelle trame familiari dei tappeti, nelle foto di famiglia, tra le tazze da té o nelle pagine di elenchi telefonici in disuso che la ricerca si articola rendendo visibili, senza colmarle, le lacune della memoria tramite una serie di mimetismi, cancellazioni e occultamenti. Le immagini, i cui linguaggi coniugano autoritratto, staged photography, collage e ricerca d’archivio, scavano al di sotto delle egemonie simboliche che danno forma alle identità collettive e dischiudono, senza fornire una soluzione definitiva, le nostalgie di un passato smarrito tra le pieghe di un segreto.

(Testo di Rosa Cinelli)

 

Davide Degano. Romanzo Meticcio

Romanzo Meticcio indaga la condizione post-coloniale in Italia quale elemento fondante della vita e del tessuto sociale del Bel Paese.

Nella mia ricerca il prefisso ‘post’ assume un valore di continuità sia temporale sia spaziale. Crea una connessione esistente tra il presente, il passato coloniale e le grandi ondate migratorie intranazionali e internazionali ed invita ad un atteggiamento critico rispetto al retaggio del passato e a un analisi attenta degli effetti sulla società odierna. La costruzione della Nazione moderna si è fortemente basata sull’identificazione di luoghi e persone considerate ‘marginali’, come le periferie, il meridione, le minoranze, gli italiani di seconda generazione e la questione dell’ideologia fascista che non si è mai assopita e non è mai stata affrontata e risolta in un dibattito pubblico aperto. Appunto anch’essa messa ai margini. Il medium fotografico negli anni ’30 è stato uno strumento fondamentale per legittimare le nuove politiche coloniali fasciste. Le fotografie sono state fondamentali anche per rappresentare i ‘margini’, diventando dei veri e propri atti performativi di esclusione. La cultura italiana dal secondo dopoguerra è stata pervasa dal processo di rimozione della storia coloniale, Romanzo Meticcio vuole riportare alla luce tale passato contribuendo a creare nuovi immaginari e scenari sociali e culturali, incoraggiando la società a mettere in discussione il concetto stesso di identità italiana, rovesciando la marginalità, ponendo al centro ciò che normalmente è escluso, in modi che vanno oltre il rifiuto e la vittimizzazione.

 

Carlo Lombardi. La Carne dell’Orso 2019-2022

“Era questa, la carne dell’orso: ed ora, che sono passati molti anni, rimpiango di averne mangiata poca, poiché, di tutto quanto la vita mi ha dato di buono, nulla ha avuto, neppure alla lontana, il sapore di quella carne, che è il sapore di essere forti e liberi, liberi anche di sbagliare, e padroni del proprio destino.” (Primo Levi, Il sistema periodico, Ferro)

Il progetto propone un punto di vista sulla fragile relazione tra uomo e natura attraverso un’indagine sull’evoluzione etica, simbolica e antropologica delle pratiche di conservazione adottate nel corso del tempo per proteggere gli orsi Appenninici. Accostando fotografie contemporanee a immagini storiche dall’archivio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise presentate come “prove” per un contesto fattuale, il lavoro richiama l’attenzione sull’approccio antropocentrico che si nasconde dietro la presunta oggettività dei metodi di conservazione – l’identificazione estetica e simbolica con gli animali e la proiezione dei nostri desideri sulla natura. È una riflessione sul ruolo dell’umanità nei tentativi di conservazione, e sui fattori soggettivi che guidano le nostre scelte per proteggere la natura e che di conseguenza la definiscono.

 

Giulia Mangione. The Fall 

“Sono seduta sul sedile del passeggero di un pick-up. Tra me e l’uomo alla guida è appoggiata la lunga canna di un fucile. Intorno a noi l’erba è diventata gialla per il caldo secco. Sparsi nei campi, i bunker sporgono dal terreno, le ampie pance sottoterra. Io sono viva e voi siete morti, penso mentre passo davanti alla più grande comunità di sopravvissuti del mondo.

Il luogo è infestato da serpenti a sonagli. Benché il perimetro sia delimitato, alcuni proprietari dei bunker hanno scelto di recintare la loro proprietà con del filo spinato. Nonostante i serpenti e l’isolamento, le persone affermano di sentirsi al sicuro qui, più al sicuro di quanto si sentissero nelle loro case in Minnesota, California o Arizona.”

(Appunti di viaggio. 4 settembre 2022. Edgemont, South Dakota)

The Fall (La Caduta) presenta una serie di fotografie che guardano ai miti popolari attorno al tema dell’Apocalisse e le teorie del complotto ad essa associate. Il progetto intende anche osservare come l’appartenenza a una comunità o a un culto religioso possa far sentire le persone più sicure e protette da ciò che temono possa accadere. Da La Palma nelle Isole Canarie, agli Stati Uniti e all’isola greca di Patmos, dove è stato scritto il Libro dell’Apocalisse, indago come la società si prepara ad affrontare eventi potenzialmente catastrofici.

Incontri casuali con strani uomini alla ricerca dell’anello nuziale perduto dalla loro madre in mezzo a un deserto, sopravvissuti, preppers, culti religiosi e persone che abitano nei bunker. Ogni visita è documentata da una serie di ritratti fotografici accompagnati da un racconto costruito con interviste, registrazioni sul campo, appunti di viaggio.

Attingendo dal road trip fotografico, guido attraverso gli stati del vecchio Far West, fra timore e meraviglia, lungo la strada dell’apocalisse. The Fall prende spunto dal mio background in fotogiornalismo e belle arti, combina fotografia documentaria e finzione per riflettere sulle paure collettive della società.

 

Eleonora Paciullo. Teofanie

La contrada è una piccola località rurale della Locride, un tempo terra ai margini della società dove proliferavano riti e cerimonie che le conferivano un’aura di magia. A distanza di quasi dieci anni, cercando di rimarginare la ferita della scomparsa dei miei nonni, sono tornata nella contrada per riappropriarmi dei suoi riti e delle sue storie, nel tentativo di dare vita al “re-incanto” del luogo magico della mia infanzia.

Il progetto ha quindi inizio da un’esigenza di riscoperta e riconoscimento di quel luogo dove si celebravano Persefone e la poetessa Nosside.

L’area locrese è un luogo in cui si sono da sempre susseguiti riti religiosi e pagani, storie vere e miti. In questo contesto ho deciso di utilizzare oltre alla fotografia anche la video-performance, in cui re-insceno alcuni riti e storie del luogo.

La contrada è quindi sia il luogo delle manifestazioni del sacro per i greci, sia il luogo magico della mia infanzia. Da qui il titolo Teofanie.

Eleonora Agostini (1991) è un’artista italiana che vive e lavora a Londra. Si laurea in fotografia all’Istituto Europeo di Design di Milano nel 2013 e al Royal College of Art di Londra nel 2018.
Il lavoro di Eleonora esiste tra fotografia, immagine in movimento, performance e scultura, esplorando e analizzando le difficoltà di come è costruita l’esperienza umana. La sua ricerca è fortemente connessa con l’esperienza di ciò che ci circonda ed è interessata a trovare una possibile frattura all’interno delle nostre regole socialmente costruite e degli spazi che abitiamo.
Eleonora si riferisce al quotidiano come uno spazio pieno di potenziale e possibilità di ricerca, incorporando oggetti e attività ordinarie all’interno delle sue immagini per esprimere e navigare nei suoi diversi livelli e significati.
Il suo lavoro è stato esposto internazionalmente in mostre personali e collettive in varie gallerie e musei tra cui Almanac a Torino, Forte Belvedere a Firenze, L21 Gallery a Palma di Maiorca, South London Gallery e Borough Road Gallery a Londra, Leeds Art Gallery a Leeds, Museo Castromediano a Lecce, MAR a Ravenna, e festival come Fotografia Europea a Reggio Emilia, Photo OpenUp a Padova, Circulations Festival a Parigi e Format Festival a Derby.
È stata selezionata da CAMERA per il programma Futures Photography 2021 ed è una degli artisti Bloomberg New Contemporaries 2019. È stata nominata per il Foam Paul Huf Award nel 2021 ed è tra i finalisti del Premio Luigi Ghirri 2023. Il suo lavoro è stato pubblicato su riviste e piattaforme online tra cui Dummy Magazine, Der Grief, Unseen Magazine, Wallpaper e GUP Magazine.
Il suo progetto A Blurry Aftertaste è nella collezione di The Government Art Collection.

 

Andrea Camiolo (1998) è un fotografo italiano. Nel 2020 si laurea in Fotografia all’Istituto Europeo di Design di Torino e nel 2023 consegue il biennio specialistico in Fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Catania.
Nel 2022 è stato selezionato come uno dei finalisti di Paris Photo Carte Blanche, ha vinto il Premio Comisso e il Premio Miglior Portfolio al Ragusa Foto Festival.
Andrea ha esposto i suoi progetti in varie mostre collettive: Camera Work 2021, Ravenna, Verzasca Foto Festival 2021, Premio Comisso 2022, Treviso,Photo Open Up 2022, Padova; RAK Fine Arts Festival 2023, UAE; Ragusa Foto Festival 2023.
È cofondatore di DORSOPRESS, casa editrice indipendente specializzata in fotografia contemporanea.

 

Sofiya Chotyrbok (1991) è un’artista visiva ucraina. Vive a Milano, dove si è diplomata in fotografia presso il Cfp Bauer nel 2019.
La sua ricerca si concentra sul tema dell’identità nella società post-sovietica e sull’archivio come memoria intima e domestica, trasformata in materia umana universale mediante fotografia, video e tessuto. Le sue opere sono state esposte in importanti festival e musei internazionali tra cui Triennale Milano, Paris Photo Off, Odesa Photo Days, Mana Contemporary (Chicago).
Nel 2022 è vincitrice di una borsa di studio del corso di narrazione e ricerca tenuto da Lina Pallotta presso le Officine Fotografiche di Roma e nel 2023 è artista in residenza presso VIAFARINI a Milano.

 

Davide Degano (1990) è un artista italiano laureato in Arti Visive e Design, con specializzazione in Fotografia, presso l’Accademia delle Belle Arti (KABK) dell’Aia, ricevendo una menzione d’onore allo Paul Schuitema Award.
Il suo lavoro è orientato alla narrazione di storie e progetti a medio e lungo termine dove il medium fotografico diventa uno strumento con il quale esplorare e con cui riflettere su questioni che intersecano tanto la sua vicenda personale che le urgenze del contemporaneo.
La sua ricerca visuale esplora il concetto di “locale” nelle sue varie  e possibili declinazioni territoriali, muovendo da storie e luoghi legati al vissuto famigliare. Nella pratica fotografica fa ampio uso della ritrattistica contestualizzata rispetto ai segni del paesaggio. Il lavoro è integrato da video e materiale d’archivio usando un approccio interdisciplinare.
Sin dagli anni accademici ha partecipato a diverse mostre collettive e personali. I suoi progetti sono stati pubblicati da piattaforme come Urbanautica, British Journal of Photography, ItsNiceThat, Icon Magazine e Der Greif. Ha recentemente pubblicato con Penisola Edizioni il suo primo libro fotografico, Sclavanie, in collaborazione con l’Istituto Urbanautica.
È rappresentato in Italia dalla galleria Studio Faganel di Gorizia.

 

 

Carlo Lombardi (1988) ha base tra Milano e Vilnius (Lituania), lavora a progetti a lungo termine e commissionati utilizzando un approccio multidisciplinare che coinvolge fotografia, archivio e testo. È interessato a come la fotografia possa aprire lo spazio per mettere in discussione i nostri motivi e desideri – evidenziando i paradossi che si scontrano con le nostre credenze e valori, rivelando in che misura questi sono influenzati dal contesto culturale e politico in cui l’osservazione ha luogo. Nei suoi progetti si dedica all’identificazione dei simboli collettivi e delle discriminazioni che si nascondo dietro singole narrazioni di esclusione.
Dal 2018, collabora con la fotografa Miriam Stanke come collettivo, affrontando i temi del dopoguerra, l’identità nazionale e il trauma transgenerazionale.

 

 

Giulia Mangione (1987) è un’artista visuale che lavora con fotografia, video e scrittura esplorando il concetto di identità e appartenenza. Ha conseguito un master in letteratura comparata presso la Goldsmiths University of London e un master in Fine Arts alla Art Academy di Bergen. Ha studiato Advanced Visual Storytelling alla Danish School of Media and Journalism di Aarhus.
Il suo primo libro Halfway Mountain, pubblicato da Journal nel 2018, è stato presentato alla Photographers Gallery di Londra, è stato selezionato per il Prix du Livre a Les Rencontres d’Arles e ha ricevuto una nomina per il MACK First Book Award.
Ha esposto il suo lavoro in musei e gallerie, fra cui International Center of Photography di New York, Musée de l’Élysée di Losanna, Foto-Forum di Bolzano, Fotogalleriet di Oslo e Bergen Kunsthall. Nel 2022-23 Mangione è stata selezionata per far parte della sesta edizione del Norwegian Journal of Photography, un programma biennale promosso dalla Fritt Ord Foundation che punta allo sviluppo di progetti fra fotografia documentaria e arte.
Vive e lavora a Oslo, Norvegia.

 

 

Eleonora Paciullo (1993) è una fotografa italiana, book designer e photo-editor della rivista The Light Observer. Nella sua pratica artistica esplora i luoghi, siano essi reali o iperreali, mentali o fisici, sperimentando con diversi media. Nei suoi progetti la figura femminile è centrale sia essa tratta da un videogioco, da un paese reale o da un passato mitologico.
Il suo ultimo progetto Almar’a é stato esposto a COTM 2022, mentre il progetto This is L.A. è stato esposto al festival Circulation(s) 2021, Parigi, ed è stato pubblicato su 6mois e PhMuseum. È stata anche pubblicata su The Light Observer e su Lezioni di Fotografia pubblicato dal Corriere della Sera.
Oltre alla sua pratica artistica, Eleonora ha lavorato per diverse case editrici e ha collaborato con il fotografo Joan Fontcuberta per una grande varietà di progetti.

 

 

30/04 DOMENICA

H 12

Palazzo dei Musei | Portico dei Marmi

PREMIAZIONE

PREMIO LUIGI GHIRRI

con le Ass. Annalisa Rabitti e Raffaella Curioni, un rappresentante di GAI. Associazione Per Il Circuito Dei Giovani Artisti Italiani

Francesco Di Lella assegna la Menzione Speciale Nuove Traiettorie. Gfi A Stoccolma

La giuria composta da Lorenza Bravetta, Paola Di Bello, Francesca Lazzarini, Adele Ghirri, Walter Guadagnini assegna il Premio Luigi Ghirri

Sede

Palazzo dei Musei
via Lazzaro Spallanzani, 1
Reggio Emilia

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Orari

giornate inaugurali
28 aprile › 19-23
29 aprile › 10-23
30 aprile › 10-23
1 maggio › 10-20

dal 3 maggio all'11 giugno
venerdì, sabato, domenica e festivi › 10-20

Categoria
Palazzo dei Musei