Tutto il mondo è “Un Paese”

Lo storico racconto nato dall’incontro tra Paul Strand e Cesare Zavattini rivive nella mostra di Palazzo Magnani.

Parole e immagini: un nuovo modo di vedere e vivere. Quella di Un paese rimane ancora oggi un’intuizione fondamentale che coniuga curiosità, visione artistica e desiderio di misurarsi con il proprio tempo. Come amava ripetere Paul Strand: “Non importa quale sia l’obiettivo utilizzato, non importa quale sia la velocità della pellicola, non importa come si sviluppa, non importa come si stampa, non si può dire di più di quanto si può vedere”.

In principio era Za
Giornalista, scrittore, critico, soggettista, poeta, sceneggiatore, vignettista, pittore, talent scout, collezionista, militante… Cesare Zavattini (Luzzara 1902- Roma 1989) è stato una delle figure più indimenticabili del Novecento italiano. Capace di captare e anticipare lo spirito dei tempi così come le evoluzioni sociali e dei media, il suo lascito è ancora oggi ricco di tesori da (ri)scoprire. La fama internazionale di Zavattini è legata alla straordinaria invenzione del “neorealismo cinematografico”. Il sodalizio con Vittorio De Sica non produsse solo una serie di capolavori – da Ladri di biciclette a Umberto D – ma anche un nuovo modo di raccontare il mondo attraverso l’immagine fotografica.

Strand: realismo e modernità
Al festival del cinema tenutosi a Perugia nel 1949 avviene l’incontro tra Zavattini e Paul Strand (New York 1890 – Parigi 1976), uno dei maestri della fotografia mondiale. Il fotografo americano fu tra i massimi rappresentanti della straight photography, a cui approdò dopo un periodo di frequentazione di Alfred Stiegliz, epigone della Photo-Secession, movimento artistico che si imperniava sulle tecniche di stampa ed esaltava l’interpretazione del nuovo linguaggio della fotografia. Paul Strand si distacca dal grande maestro per abbracciare una visione formale che utilizza il bianco e nero rendendo ancora più astratta la composizione dell’immagine.
Lo stile della “straight photography” di Strand ha generato capolavori ambientati in diversi luoghi nel mondo: dalle strade di New York, ai paesaggi raffigurati in Time in New England (1950), La France de Profil (1952), Living Egypt (1969), Ghana. An African portrait (1976).

Lungo il Po
La pigrizia mi ha suggerito una buona idea: interrogherò i compaesani e saranno loro a raccontarmi che cos’è questo paese, che è un paese come tanti altri…”. Così Zavattini commentava la scelta di Luzzara, il proprio paese natale. Qui, sulle sponde del fiume Po nella Bassa reggiana, lo scrittore propone a Strand di realizzare il loro esperimento attraverso la scrittura e la fotografia: un luogo apparentemente fuori dal tempo, persone comuni, una ricognizione sociale e antropologica che unisce modernismo e neorealismo.
E così tra il 1952 e il 1954 le genti di quella comunità della pianura diventano protagonisti di una straordinaria esperienza artistica che rivive ancora attraverso lo sguardo di molti altri fotografi e scrittori.

 

Sessant’anni dopo…
Un paese doveva essere il primo numero di una collana editoriale di Einaudi dedicata alla scoperta dell’Italia del dopoguerra dal titolo Italia mia. Il libro non ottenne nell’immediato un successo editoriale, ma riscosse un notevole favore di critica tanto che fu portato come caso di studio non solo nel campo fotografico, ma anche nella sociologia, nell’antropologia, nell’architettura e nell’urbanistica. La sua fama crebbe col tempo influenzando diverse generazioni di fotografi, artisti e scrittori.
Oltre a riproporre gli scatti originali di Paul Strand, la mostra di Palazzo Magnani, curata da Laura Gasparini e Alberto Ferraboschi, ricostruisce la nascita dell’opera grazie ad una attenta ricognizione negli archivi tra cui il carteggio del fondo Cesare Zavattini della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, intercorso non solo tra gli autori ma anche tra i vari protagonisti dell’opera come l’editore Giulio Einaudi, lo scrittore Italo Calvino e i grafici della redazione. Per raccontare la storia di Un paese e la sua eredità sono presenti in mostra fotografie di Hazel Kingsbury Strand, Paul Strand, Gianni Berengo Gardin, Luigi Ghirri, Stephen Shore, Olivo Barbieri e opere di Claudio Parmiggiani.

 

 

Il Paese degli altri
Una parte significativa della mostra è dedicata alla fortuna critica di Un paese alimentata dallo stesso Zavattini a pochi giorni dell’uscita del libro, rammaricandosi di non aver intervistato altri compaesani per mostrare, ancora una volta, il volto segreto di Luzzara. Lo farà nel 1976 accompagnato da Gianni Berengo Gardin proponendo, sempre per Einaudi, Un paese vent’anni dopo, cui seguiranno Stephen Shore nel 1993, Olivo Barbieri nel 1996 e infine l’artista luzzarese Claudio Parmiggiani negli anni duemila.

A proposito di progetti storici degli anni Ottanta come Viaggio in Italia e Esplorazioni sulla via Emilia, ideati e curati da Luigi Ghirri, il co-autore Gianni Celati rese esplicito il riconoscimento: “Ebbene, alle spalle di quel viaggio c’era una intuizione di Zavattini: prendi una carta geografica, chiudi gli occhi, punta il dito, e ti accorgerai che il luogo prescelto, qualunque esso sia, contiene tutto. Ma proprio tutto. Zavattini la chiamava qualsiasità”.

 

Il catalogo della mostra Paul Strand e Cesare Zavattini, Un paese. La storia è l’eredità è edito da Silvana editoriale.

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