5 decenni per 5 scatti: gli anni ’90

Fotografie che hanno fatto la storia

 

Dopo aver rimesso idealmente piede negli anni ’80 per lo scorso appuntamento con le “fotografie che hanno fatto la storia”, oggi continuiamo il nostro viaggio con alcuni degli scatti più iconici degli anni ’90.
Questo decennio sforna capolavori del cinema come Pulp Fiction e Jurassic Park, apripista per la grafica computerizzata, e in questi anni la Disney regala ad adulti e bambini alcuni dei suoi titoli più famosi tra cui La Bella e la Bestia, Aladdin, Il Re Leone, Il Gobbo di Notre Dame e Hercules.

I “disastri tricologici” degli anni ’80 (ricordate le nostra gallery?) iniziano per fortuna a sparire e vengono rimpiazzati da permanenti decisamente invasive e tagli di ispirazione cinematografica: le ragazze chiedono il Rachel’s Cut (sì, proprio la Rachel di Friends) e dal 1997 i ragazzi iniziano a portare il taglio sfoggiato da Di Caprio sulla prua del Titanic.
A prescindere da queste note di colore gli anni ’90 sono stati scenario di avvenimenti importanti, che sono rimasti, anche grazie al lavoro di alcuni fotografi, nella storia.

 

Kevin Carter, Stricken child crawling towards a food camp, 1993

Nel marzo del 1993 il fotografo americano Kevin Carter atterra in elicottero in un piccolo villaggio del Sudan, arrivato – a seguito di una missione umanitaria dell’ONU – per scattare foto e testimoniare le condizioni disperate di quel Paese.
Appena atterrato, l’elicottero viene circondato da un gruppo di persone in cerca di cibo e aiuto e Carter inizia a muoversi per il villaggio alla ricerca di un soggetto per il suo lavoro.
Si accorge a un certo punto della presenza di un bambino, lasciato solo dai genitori che sono accorsi all’elicottero in cerca di cibo. Il bambino ha il viso rivolto a terra e, proprio mentre lo osserva, Carter vede un avvoltoio avvicinarsi al piccolo: impressionato dalla scena, scatta una foto.

L’immagine, pubblicata poco dopo sul New Tork Times, diventa subito celebre grazie alla sua capacità di rappresentare in maniera forte e chiara la situazione disperata di alcuni paesi dell’Africa e di gran parte del “terzo mondo”.
Molti, a quel tempo, chiedono a Carter cosa ne sia stato del bambino ma lui non risponde portando alcune persone ad attribuire questo suo silenzio a un ipotetico senso di colpa, dovuto al fatto che (anche per la concitazione della missione ONU) si era allontanado dal piccolo subito dopo lo scatto. Da qui nascono insinuazioni pesanti che porteranno Carter alla depressione, tanto che in un’intervista dichiarerà di odiare quella foto e di maledire il momento in cui l’ha scattata.
Nel 1994 lo scatto vince il premio Pulitzer ma nello stesso anno Kevin Carter si suicida, caduto nel baratro della depressione anche per le violenze e le crudeltà di cui è stato testimone in Africa.

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Carol Guzy, 1999

Carol Guzy, fotografa americano del Washington Post, nel marzo del 1999 si trova nel campo profughi di Kukes, al confine dell’Albania, per documentare le conseguenze della guerra del Kosovo. In quel mesi, cercando di sfuggire alla “pulizia etnica” della polizia, molti kosovari albanesi tentano di entrare nel campo.

Agim Shala ha due anni quando viene passato da una parte all’altra della frontiera per essere riconsegnato ai genitori ritrovati, e la Guzy riesce a immortalare il momento.

In realtà è una foto gioiosa. Le famiglie che erano riuscite a fuggire non sapevano se i loro cari fossero sopravvissuti o meno, per cui si allineavano lungo il recinto nella speranza di vederli arrivare. Quando una famiglia ha visto i parenti dall’altra parte del filo spinato, hanno immediatamente consegnato loro i bambini in attesa di ricongiungersi .”

Lo scatto, intenso e semplice insieme, vince il premio Pulitzer nel 2000. L’autrice ne spiegerà la forza dicendo “è la forza dei ritratti dei bambini, completamente in balia degli eventi che si svolgono intorno a loro e incapaci di proteggersi”.

Therese Frare, David Kirby, 1990

Nel 1990 la fotografa statunitense Therese Frare sta realizzando un progetto fotografico di informazione e sensibilizazzione sul tema dell’AIDS e ottiene il permesso di fotografare gli ultimi momenti di vita di David Kirby, attivista di numerose campagne d’informazione sulla malattia, mentre si trova all’Ohio State University Hospital di Columbus perché affetto da sindrome da HIV a livello terminale. Il suo corpo è devastato dalla malattia, lo sguardo vuoto, i membri della sua famiglia sono intorno a lui.

Lo scatto, che mostra il lato terribile di una malattia all’epoca ancora molto sottovalutata a ignorata, diventa famosa soprattutto quando Oliviero Toscani decide di utilizzarla, trasformandola a colori, per una campagna di Benetton del 1992 che scatena non poche polemiche. Il mondo si divide tra chi approva e chi lancia accuse di cinismo ma la madre di David risponde dicendo che la famiglia non è mai stata “usata” dal brand e che, al contrario, era stata Benetton a farsi in un certo modo “usare”, dando al ragazzo una voce che prima non aveva.

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La prima clonazione di un essere vivente, 1996

Nel 1996 la scienza crea il primo essere vivente clonato: la pecora Dolly. Il 5 luglio di quell’anno, per la prima volta nella storia dell’umanità, si riesce a clonare artificialmente una vita partendo esclusivamente dalle sue stesse cellule.Dolly, unico tentativo riuscito su 277, è la “copia” esatta di un altro esemplare, con cui condivide lo stesso patrimonio genetico.

La notizia della sua nascita viene data dal Roslin Institute di Edimburgo dove un gruppo di ricercatori si occupa da tempo di clonazione di animali da fattoria.Nonostante la nascita di Dolly sia stata annunciata come evento apripista alla clonazione umana, questa pratica presenta tutt’oggi molti aspetti ancora poco chiari. La notizia fece comunque il giro del mondo e Dolly è ancora oggi simbolo dell’avanguardia scientifica.

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Charles O’Rear, Bliss, 1996

La foto con cielo azzurro punteggiato da nuvole e verdi colline che abbiamo visto per anni sui desktop dei nostri pc non è, come molti pensano, un’immagine creata digitalmente ma una vera foto scattada il 24 giugno del 1996 dall’allora fotografo del National Geographic Charles O’Rear.

Il luogo dell’immagine si trova lungo la strada che collega San Francisco alla Napa Valley e il fotografo, passandoci per andare a trovare la fidanzata, ne è rimasto talmente incantato da volevo immortalare.

Microsoft ha successivamente scelto questo scatto come immagine di default per il desktop di Windows Xp destinandolo a diventare “un classico” per milioni di persone in tutto il mondo grazie alla diffusione del sistema operativo.

Nonostante negli anni molti abbiano contestato l’autenticità della foto accusando O’Rear di averla modificata ad arte, il fotografo ha sempre controbatutto dicendo che lo scatto non è stato in alcun modo alterato e che quello ritratto fu un momento di “estasi” tanto che l’immagine fu battezzata, appunto, “bliss”.

Se siete curiosi di vedere come si presenta oggi il famoso panorama vi basta cliccare su questo link: bit.ly/1UfZifC

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