10 anni di FE. Le produzioni #5: Aino Kannisto

Fin dal suo inizio Fotografia Europea si caratterizza per la forte volontà di commissionare progetti fotografici originali che si confrontino con il tema dell’edizione. In questo modo il festival assume immediatamente un taglio sperimentale e di ricerca, dando la possibilità agli artisti coinvolti di confrontarsi liberamente con il tema e di restituire riflessioni e stimoli innovativi sui temi della contemporaneità.

Aino Kannisto, Helsinki Series, Fotografia Europea 2007

Aino Kannisto si è confrontata con il tema le città/l’Europa con un approccio intimista.
L’artista realizza rappresentazioni che si pongono come fermo immagini, nelle quali il tempo sembra essersi bloccato; l’azione si irrigidisce in un momento frammentario, situato tra un’azione accennata e un’attesa passiva. Tutte cinque le fotografie sono state scattate nello stesso luogo, nell’ostello Mekka nel cuore di Helsinki.
La Kannisto usa un procedimento simile a quello della produzione cinematografica: tratteggia dapprima una sceneggiatura e una scenografia delineate da una trama, disegnata e scritta, ove lei stessa è protagonista.

Le immagini che realizzo sono costruite. Si tratta di scene di finzione che costruisco e riprendo poi con la macchina fotografica. Sono io stessa ad assumere il ruolo dei personaggi delle mie foto. Tuttavia, non vedo queste immagini come autoritratti. Il personaggio all’interno della fotografia è il narratore di una finzione, allo stesso modo in cui lo è il narratore in un testo letterario. Le mie fotografie sono fantasie; rappresentano un’atmosfera o uno stato d’animo attraverso scene costruite. La fantasia è il mezzo attraverso cui parlare di emozioni.
Bio

Aino Kannisto (Espoo, Finlandia, 1973) vive e lavora a Helsinki. Enumera tra le sue fonti di ispirazione l’arte, la letteratura e il video e considera il fare arte un modo per dare senso alla vita e per affrontare le emozioni umane.

Realizza rappresentazioni che si pongono come fermo immagini, nelle quali il tempo sembra essersi bloccato. Usa un procedimento simile a quello della produzione cinematografica: tratteggia dapprima una sceneggiatura e una scenografia delineate da una trama, disegnata e scritta, ove lei stessa è protagonista.

Nessun elemento, pur apparentemente secondario, può essere spostato senza distruggere la coesione scenica e quindi la logica interna del racconto. Tutto è asservito alla precisa regia della fotografa, che prima di fotografare dedica molta attenzione alla costruzione della scena.

Trasognate, lo sguardo volto all’interno, isolate dal mondo esterno, le figure femminili della Kannisto contano solo su loro stesse, si occupano delle loro personali ansie, sentimenti e pensieri. Le sue protagoniste solitarie agiscono nell’incomunicabilità e nella solitudine interiore. I sottili segnali di disperazione, solitudine e violenza, che si trovano nelle auto-rappresentazioni della Kannisto, suscitano nell’osservatore inquietudine, perplessità e irritazione.

Ha avuto esposizioni personali in numerose gallerie private e in spazi istituzionali, tra cui Galerie mBochum, Bochum, 2006, Forum für Fotografie, Colonia, 2003; Kunsteverein Münsterland, Coesfeld, 2004; Insitut Français, Parigi, 2004; Helsinki School Show e Museum Ludwig, Coblence nel 2007, Städtische Galerie Iserlohn nel 2008.

Tra le mostre collettive a cui ha partecipato ricordiamo quelle al Nikolaj Contemporary Art Center, København (Danimarca); al Kunsthalle Fridericianum, Kassel; a Photology, Milano, (2006); alla Biennale d\’art contemporain du Havre (2008); alla Camara oscura Galeria de arte, Madrid (2009); all\’Hotel Bogota, Berlin (2013).

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